recensioni dischi
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FABRIZIO POCCI E IL LABORATORIO  "Una vita (quasi) normale"
   (2016 )

Fabrizio Pocci ha quarant’anni suonati, ed è in giro da un bel po’. Mai come solista, sempre occultato dietro il paravento del bravo-autore, defilato in qualche piega di progetti di seconda linea (i Chameleons, con Gabriele Biondi dei Casino Royale), uscito allo scoperto a partire dall’esordio de “Il migliore dei mondi”, ep di sei brani pubblicato nel 2015 con la produzione artistica dell’immarcescibile Erriquez della Bandabardò: quello stesso Erriquez che produce anche il debutto vero e proprio di “Una vita (quasi) normale”, duettando con Fabrizio ne “Le stagioni di una vita” e contribuendo in misura determinante a conferire all’album un taglio vivace, scanzonato, aperto. I testi sono diretti e sinceri, privi di fronzoli o particolare ricercatezza letteraria, ma ricchi di una disincantata schiettezza che ben ne sostiene il piglio festaiolo; è un lavoro ricco di colore e – a suo modo – di un brillante ottimismo di fondo, nel quale a sorprendere sono sia gli arrangiamenti che il suono, ben congegnati i primi, ottimamente rifinito e definito il secondo. Piacciono le melodie ariose, sovente virate in minore, spunti che si concedono spesso ad armonie ampie e gradevoli. Fra episodi meno ispirati (“Al punto di partenza” ha uno sviluppo testuale forse eccessivamente lineare) ed una cover fin troppo rispettosa di “Se stasera sono qui” insieme a Jole Canelli, i momenti migliori sono quelli che ammiccano al cantautorato più classico proponendone una personale rilettura in chiave disinvolta e leggera. Rapisce l’apertura di “E ci sei tu”, con il cameo di Bobo Rondelli, colgono nel segno le atmosfere à la Riccardo Sinigallia di “Io non ti scorderò”, il passo di una “Ricorda” che ben figurerebbe nel repertorio di Simone Cristicchi, il reggae di “Sfumature” o la confessione di “Passo dopo passo”, ciascuna delle quali è un piccolo saggio di sciolta padronanza di sé – come musicista e uomo - da parte di un autore che si espone finalmente in prima persona. (Manuel Maverna)