recensioni dischi
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DULCAMARA  "Indiana"
   (2016 )

Dulcamara è un nome che circola da oltre un decennio negli ambienti della musica indipendente italiana, quando Mattia Zani e soci iniziarono a muovere i primi passi nel mondo dell’hip hop. Oggi, invece, i Dulcamara sembrano aver giurato fedeltà a suoni indie folk, comunque carichi di tracce del passato e di qualche eco rhythm and blues. “Indiana”, la nuova fatica discografica della band, esemplifica il dinamismo di un sound che fatica a rimanere immobile dentro linee di demarcazione rigidamente tracciate. Sovente le coordinate sono quelle di un cantautorato classico misto a folk, ma nei passaggi più concitati emergono anche pulsioni rock. “Indiana” si presenta un po’ come la colonna sonora di un viaggio attraverso paesaggi e scenari evocati dalla stessa musica della band, che ha come punto d’arrivo la copertina del disco e che viene raccontato in tredici atti: si apre con le carezze di “Rituale”, e prosegue con storie di vita e d’amore, con ballate che pretendono di essere ascoltate tutte d’un fiato, con parentesi strumentali sulle quali chiudere gli occhi e immaginare d’immergersi. Il cantato in italiano funziona, data la sensibilità mostrata nei testi. Le atmosfere di “Deserto Vivo” e “Sogni Lucidi” esaltano la qualità della proposta e conducono sino alla cavalcata finale “Verso Nord”, che pone la parola fine ad un percorso lungo e tortuoso che i Dulcamara hanno fatto sembrare incredibilmente semplice. “Indiana” è un ritorno dolcissimo per una band che ha tutte le carte in regola per imporsi proprio come sta accadendo ad altri artisti in questo periodo. (Piergiuseppe Lippolis)