recensioni dischi
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KATIE GATELY  "Color"
   (2017 )

A tre anni dall’esordio con il breve EP “Pipes”, Katie Gately debutta sulla lunga distanza con “Color”, un disco ricco di elementi e capace di mostrare già una certa maturità. Per l’artista statunitense originaria del Bronx, il genere di riferimento sembrerebbe essere l’avant pop: nonostante la grande quantità di campionamenti retrò, infatti, il disco suona molto moderno grazie a un sapiente uso dell’elettronica che domina la scena dall’inizio alla fine. Sin da “Lift” il quadro è complesso, le trame si fanno fitte ed elaborate proprio grazie all’incontro di pulsioni futuriste e incursioni del passato. “Tuck” sembra strizzare l’occhio anche al rhythm and blues: il percorso è meno arzigogolato, tutto il pezzo suona più catchy e lo stesso dicasi per “Rive”. “Sift”, invece, è un brano parecchio sofisticato che dopo la metà cresce sino a completare il suo climax con un clima teso e voci aliene in sovrapposizione. “Frisk” presenta un incedere più sicuro e gioca sulle stesse atmosfere oscure rinvenibili in “Sire”, forse il pezzo migliore del lotto, anche grazie ad una coda parecchio efficace. La chiusura è affidata a una lunga e delicatissima ballad che dà il nome al disco e suggella dignitosamente un lavoro che costituisce un nobilissimo biglietto da visita per l’artista americana, capace di sviluppare una proposta autentica e di qualità. (Piergiuseppe Lippolis)