recensioni dischi
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DAVIDE SOLFRINI  "Vèstiti male"
   (2017 )

Ho sempre nutrito una certa stima verso quegli artisti che sono allergici alla strizzatina d’occhio, ruffiana e mielosa, pur di fare ascolto, e che invece indirizzano il loro estro verso una ricercatezza stlistica personalissima. Davide Solfrini rientra tra questi, con l’aggiunta che i sei pezzi di “Vèstiti male” (che esce per l’intraprendente etichetta New Model Label) sono un monito(r) verso un mondo tutt’altro che tenero e autentico e che sa scrutare, con umile obiettività, anche verso un’introspezione interiore. E’ un esaedro con lati acuminati ma smussati adeguatamente dal cantautore romagnolo, con un’architettura sonora poliedrica e raffinata. E li sa vestire fantasiosamente per ogni occasione. A “Cose buone” e “Alto mare” fa indossare il frac, in pura eleganza pop, con chitarre bilanciate, archi, campanellini e indubbia passionalità vocale che, talvolta, ricorda Daniele Groff. Invece, per la title-track, tende polemicamente al casual, con il preciso intento dell’invettiva verso griffes e status-symbol che schiavizzano la scelta della massa: splendidi accordi acustici con fisarmonica e bonghi a dettare il tempo, benché il grido del titolo sia portato ad eccessiva ripetizione. Davide guarda il mondo non con quella spocchia d’erudizione, tipica di chi si crede superiore, ma si allinea alle umane debolezze facendole sue con disarmante semplicità. Già “Cose buone” ne rivela un aspetto: quello del rimbrotto mattutino, un ''lisciebusso'' cosi dannatamente comune prima dello sgobbo quotidiano, e orla il pezzo con fraseggi di buon synth per diversificare la sua dinamicità velatamente oscura. La cerniera del lavoro l’apre col basso incisivo e severo di “Portiere notturno” e la chiude con la gradevole semi-ballad “Una volta ero un uomo diverso”. Solfrini palesa bene il suo mondo interiore senza peli sulla lingua: motivo in più per avvicinarsi a lui con ampia fiducia, perché sempre meglio frequentare chi ti parla in faccia, piuttosto che conoscere Yes-men che poi si rivelano dei voltagabbana. Era appena passato un anno dal precedente lavoro, ma abbiamo capito che per l’artista il rospo si era gonfiato a dismisura e doveva spuntarlo urgentemente. Invito per Davide: il prossimo lavoro suonalo (un po’) …male! Chissà che il tuo graffio rock-wave non diventi ancor più declamatorio ed illuminante. (Max Casali)