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SOMEDAY  "This doesn't exist"
   (2017 )

Esce il primo Lp dei torinesi Someday, "This doesn't exist", dopo l'uscita di un Ep, due brani e la partecipazione in alcune compilation a tiratura nazionale. L'album propone dieci pezzi che stanno a cavallo tra la new wave e il pop rock, e raccontano storie quotidiane con una persistente malinconia. I primi tre brani sono stati ordinati in ordine di velocità, dal meno rapido alla corsa, creando un crescendo di intensità che cerca di trasparire già dal primo "Clean couch", dove un pianoforte protagonista è accompagnato da un tappeto rock. La melodia di "Forgotten" invece sembra scritta da Robert Smith e cantata da Billy Corgan (quest'ultima è la voce che più assomiglia a quella del cantante dei Someday), e la chitarra si fa più prepotente, nel ritornello soprattutto si forma un fondo rumoroso, dove abbondano i riverberi. In "Last lesson" invece è la ritmica di basso a definire il mood, e la corsa della batteria non viene affiancata da una prevedibile schitarrata distorta, preferendo dei piccoli lick melodici. L'atmosfera generale è sempre notturna, il gusto scuro è confermato anche in "Shelters", dove la chitarra viene suonata con toni molto chiusi, che la fanno sembrare quasi un basso che suona le sue note alte. Questo brano ha un ritmo più moderato dei precedenti, e ci sono molti delay che dilatano il clima, e delle terzine a fine ritornello che variano un po' la malinconia generale dettata anche dal testo ("I will hide a smile"). "Picture" invece ha un giro triangolare (cioè composto di tre battute anziché quattro) ed ospita un suono synth condito da campanellini molto sognante e molto anni '80, anche il rullante è riverberato. Nell'intimistica "Little choices" la voce a un certo punto rinuncia al timbro roco sentito finora, e parla sottovoce, mentre il finale presenta pause di silenzio eseguite da tutta la band. Uno dei brani più interessanti è "Jokes", che scorre anch'esso in questa new wave ma viene interrotta da un momento noise, che porta ad un inaspettato finale psichedelico davvero suggestivo, con l'utilizzo di slide che creano una situazione onirica. "Maurizio - Little Star" e l'ultimo pezzo "Gliding" sono a sorpresa due swing rock, il primo con accordi sospesi e a volte dissonanti, ed il secondo con un racconto che comincia dall'attesa di un autobus, e che presenta una melodia fischiettante, cantata come per esorcizzare la paura del buio. Infatti la seconda metà è introdotta da solitarie note inquietanti di un glockenspiel, che dopo un po' viene accompagnato da un altrettanto inquietante basso distorto e minaccioso, e l'album finisce con questa sensazione cupa. Sono apprezzabili questi esperimenti all'interno del genere, che altrimenti alla lunga rischia di diventare monotono. Per il momento, i Someday sembrano a trovarsi più a loro agio quando descrivono le situazioni intime, di paura, di inquietudine interiore, suonando in maniera placa ma perturbante, rispetto alle corse rock, e possono esplorare ulteriormente la dimensione onirica che a loro appartiene. (Gilberto Ongaro)