recensioni dischi
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TAGUA  "Sincronisia"
   (2017 )

Da Bergamo arriva un rock fluido con influenze hard rock che non disdegnano il dark, ed è il quintetto dei Tagua che lo propone con “Sincronisia”. Si tratta di un lavoro autoprodotto, fatto da 10 racconti narrati dalla voce di Emanuela Valsecchi, accompagnata dalle chitarre di Paolo De Feudis e Silvio Valsecchi, dalla batteria di Matteo Testa e dal basso di Gianluca Vitali. Frutto di una buona intesa di gruppo, con ottimi fraseggi di basso e batteria che dialogano alla perfezione con le chitarre, “Sincronisia” è modellato sulla bella e potente voce di Emanuela (tra l’altro autrice dei testi), ma soffre di una certa staticità sonora e stilistica, ed è poco aperto alle variazioni ritmiche nei singoli pezzi. Forse per questo sembra peccare di lentezza e poca originalità, ma nulla toglie che si tratti di un lavoro in cui traspaiono l’armonia e la compattezza del gruppo, dove nessun elemento sembra prevalere sull’altro. Un lavoro in cui gli strumenti, in maniera corale, esaltano la vocalità già a partire dalla title track che apre l’album, e via così lungo tutte le tracce, passando attraverso “Immagini simboliche“, “Instabile” (giusto per citare qualche titolo), fino alla chiusura (“Goccia”). Momenti energici (“Come tu mi vuoi”) si alternano al pathos (“Carillon”) e fanno di “Sincronisia” un buon inizio discografico con uno sguardo fiducioso verso un futuro in cui osare musicalmente di più. In fondo i Tagua hanno tutte le carte in regola per poterlo fare. (Angelo Torre)