recensioni dischi
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BUFFALO GRILLZ  "Martin Burger King"
   (2017 )

Arrivati al terzo full length della carriera, i Buffalo Grillz si candidano ad un ruolo di primissimo piano sulla scena grindcore italiana che, fatta eccezione per gli ormai già affermati Cripple Bastards, non gode di grandissima salute. Il nuovo album della formazione romana prosegue sulla scia di quanto già fatto in passato, non solo in termini meramente musicali: resta, infatti, il gusto per il dissacrante, ed un’ironia fondata sui giochi di parole, e il titolo del disco (“Martin Burger King”) in tal senso pare eloquente. Seppur non destinato al grande pubblico, dato che si parla di un genere estremo nel vero senso della parola, non si può fare a meno di sottolinearne la grande qualità. I quattordici brani di “Martin Burger King” sono tendenzialmente brevi e caratterizzati da un ritmo frenetico come di un sound parecchio muscolare e ruvido, prodotto da riff e blast beat a cascate. Anche il cantato risulta particolarmente efficace, oltre che inevitabilmente adatto a questo tipo di scenari. Il disco scorre fluido e si esaurisce in mezz’ora di violenza praticamente senza concedere grosse variazioni sul tema, ma evitando cali d’attenzione e offrendo alcuni momenti particolarmente brillanti (“Fiorella Mannaia”, “Ponzio Pilates”, la stessa titletrack). I Buffalo Grillz forse danno l’impressione di non prendersi troppo seriamente, ma la realtà dice chiaramente che possono davvero diventare un baluardo per il futuro del genere in Italia. (Piergiuseppe Lippolis)