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MUDIMBI  "Michel"
   (2017 )

Mudimbi è un rapper italo-congolese di San Benedetto del Tronto, che si sta affermando sulla scena rap tricolore, e se continua con questi flow che seguono le tendenze più in voga come voci campionate, trombe da stadio e beat trap, rischia di uscire dall'underground ed affermarsi definitivamente nel mainstream. Emerge evidente un certo nichilismo nel singolo "Schifo", dove il rapper, citando il peggio dell'umanità come la "pedofilia da sacrestia", in rima con misoginia e omofobia, enuncia: "Facciamo tutti schifo", con un kick e un beat particolarmente duro. Se si pensa però che quest'album "Michel" sia una feroce critica alla società, siamo fuori strada. Questo pezzo, che potrebbe far sperare, è contraddetto dall'intero Lp, che risulta intriso dei soliti prevedibili luoghi comuni del gangsta rap: droghe varie, sesso esplicito con ovvio focus sul pompino, degrado, aggressività con minacce all'ascoltatore ("A B C e arriva la D di devi morire"), odio generale, polizia come nemico eccetera. Si è dimenticato un ''ACAB'' e la fiera sarebbe stata completa. Parlando di musica, il trap gioca con la somiglianza col dubstep per inserire anche parti reggae, come quello con i fiati della lunghissima "Chi", che dopo 4 minuti si trasforma in un trip dove tutti i suoni, voci comprese, subiscono un pesante effetto eco, prolungato e compresso, per creare la stereotipica situazione da sballo; ogni tanto ci si concede qualche digressione techno. Ci sono buone ricerche sui campionamenti scelti. In "Empatia" il flow prende dei sample da un brano soul, mentre "Amnesia" recupera suoni tipici degli anni '90, come l'organetto stile Haddaway, o il pianoforte schiarito, o i suoni synth con gli armonici spinti, un po' come quelli del tema di ''Space Jam''. Come abilità testuale non mancano le rime ad effetto e alcuni giochi di parole intelligenti. In "Tipi da Club", pezzo che si fa beffe di certi personaggi che affollano le sale da ballo, il protagonista dice che ci sono "tante fighe di legno che le può montare solo Geppetto", o nella già citata "Schifo": "Siamo trattati peggio di Kyoto". Sono presenti anche pezzi con rap a tema, come "Scimmia" che gioca su metafore faunistiche alternate da una voce da documentario che dichiara le due tappe evolutive: o diventiamo uomini, o torniamo scimpanzé. Gli spunti interessanti sono pochi e potevano essere maggiormente affrontati, ma sono invece sommersi dal personaggio forzato del bullo, anche se a onor del vero qualche punta autoironica Mudimbi la mostra in "Risatatà": "rido alla mattina come un negro in officina", oppure "tu tiri coca, io borotalco"; c'è pure una citazione a Caparezza ("sono felice alla radice"). "Tachicardia" fa sentire bene il virtuosismo del rapper, anche se il titolo fa pensare ad un paragone con "Rapstar" di Fibra feat. Clementino. Il pezzo più insopportabile è "Sba", dove Mudimbi manifesta esplicitamente il suo totale menefreghismo verso tutti, asserendo che però la sua non è malvagità, è solo che "il mio cuoricino è freddo come un igloo". Prende di mira icone di bontà come Ghandi, ma più che sincerità contro l'ipocrisia, questa appare come un'accettazione quasi rassegnata della propria piccolezza umana; addirittura utilizza "handicappato" come offesa, il che non è una provocazione con qualche scopo (com'era il "Bertoli in carrozzella" di Elio), è solamente... triste. Forse dovremmo prendercela con l'ignoranza generale fomentata dalla paura del diverso, che in Europa sempre più prende piede come opinione politica, forse la situazione degli africani naturalizzati italiani è tale per cui essi non riescono a vedere altra via d'uscita, e forse è vero che i rapper cercano di essere lo specchio di questa società marcia ecc. ecc. Fatto sta che un'ennesima descrizione così compiaciuta della realtà che raschia verso il basso, non è per niente propositiva, e fa davvero male. Chissà, magari è proprio quello lo scopo di Mudimbi, che preparato lo è e si sente - non si cita Rocky Roberts per caso - forse vuole proprio fare male ed essere tagliente; tuttavia, visto che tra le tante cose se la prende con le anfetamine e la misoginia, è doveroso nei prossimi lavori togliersi un po' quell'aria da finto spacciatore e diminuire le rime sulle tette e gli ingoi, se vuole essere preso sul serio. (Gilberto Ongaro)