recensioni dischi
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GOLDEN ORIOLE  "Golden Oriole"
   (2017 )

Figlio di una concezione di arte-per-l’arte, un gioco che tende a disinteressarsi sia della costruzione di una canzone sia dell’idea stessa di canzone, il progetto norvegese Golden Oriole, side-act batteria-chitarra formato da due membri di Staer e Tralten Eller Ultput, nomi di un qualche rilevo nel panorama estremo nordeuropeo, debutta con tre lunghe tracce strumentali a cavallo tra noise, avanguardia, funky deformato ed astrattismo. Musica prevedibilmente contorta che indugia con insistenza su complesse figure ritmiche, plasmate in fogge inusuali ed interamente affidate allo sviluppo delle dinamiche (mai delle armonie), quella declinata nei venticinque minuti dell’album è un’espressività sovraesposta che lambisce il free-jazz (“The Trilithon”), scorrendo nevrotica fra lacerazioni elettriche ed un beat tanto spezzato quanto metronomico nella sua ossessiva, caparbia ripetitività. Tra sibili lancinanti e muri di distorsioni, il duo incarna un’espressione artistica basata sulla sperimentazione tout-court: unico privilegio autoconcesso è l’edificazione di una cattedrale di soli spigoli, le cui fondamenta poggiano su un groove ritmico ipercinetico ed epilettico, frammentato, a suo modo granitico, certamente irrequieto e disturbato. (Manuel Maverna)