recensioni dischi
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LOMAX  "Oggi odio tutti"
   (2017 )

Esordisce il trio quasi tutto al femminile (due terzi) delle Lomax, con l'Ep dal titolo inequivocabile "Oggi odio tutti". Post-punk che sfiora l'hardcore in brucianti note di chitarra, lasciate vibrare dove la distorsione è più rumorosa, e poche parole semplici e violente. Sei furiose tracce, dove l'arrabbiatissima Valentina sputa il suo disprezzo dritto in faccia all'ascoltatore, senza tregua e senza pietà per tutto il tempo, a parte nel terzo brano "Manhattan", dove compare un monologo dall'omonimo film di Woody Allen, facendo trasparire in mezzo all'ira anche un po' del fatalismo del regista. E comunque a un certo punto Valentina afferma: "Credi di essere tu il migliore, ma se muori è meglio!". E' meglio non farla arrabbiare, in "Non vedo l'ora che muori" raggiunge il punto massimo della violenza verbale, anche se la registrazione casalinga non permette di comprendere del tutto l'invettiva; in questo genere le produzioni fai da te sono un tratto distintivo ed una scelta di stile, però un po' di gain alla voce avrebbe giovato all'efficacia della malignità espressa. "Rigore", che dice "fallisci sempre alla prima volta", presenta un basso e batteria che ricordano a tratti la new wave dei Diaframma. In "Fuoco" la riot grrrl dice: "Io sono fuoco e ti comando, sei disperata, non sai fare altro...", mentre in "Dio" si sfoga su un ex: "Io sono Dio, tu non mi credi più, lo fai per abbandonarmi". Quest'ultima traccia dura 8 minuti, di cui i primi tre costituiscono un introduzione strumentale piuttosto sperimentale, dove la chitarra reitera un'unica nota in maniera irregolare, espressiva e agitata. Nella titletrack "Oggi odio tutti" invece la chitarra esegue un riff melodico su un'armonia diminuita, che aumenta il senso di oppressione e di tortura. Senza tante metafore, il testo recita: "Oggi odio tutti, indistintamente (...), ho la museruola e la coda di paglia (...) anche nella mia stanza c'è qualcosa che odio e lo butto dalla finestra". Questa adorabile prepotenza ricorda quella cara collera rosa delle Kandeggina Gang a fine anni '70; speriamo che col passare del tempo - e col migliorare delle tecniche di registrazione - le Lomax non perdano questa spontaneità e non prendano direzioni "improbabili" come fece invece Jo Squillo. (Gilberto Ongaro)