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MY MONTHLY DATE  "Chaos theory"
   (2017 )

Può, il batter d'ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas? L’affascinante “Teoria del Caos”, tirata in ballo in una conferenza tenuta da Lorenz nel 1972, fa sorgere la domanda anche ai parmigiani My Monthly Date, tanto da sceglierlo come titolo dell’album di debutto con dieci brani che respirano di spazialità e tempo fluttuante, con architetture immaginifiche. Si fa largo, quindi, a distese inebrianti di fanta(co)scienza e suggestioni di contrapposti empirici. Il preludio della title-track ha sfondo di voci galattiche su note distillate, e la stessa dolcezza delle chitarre attecchiscono in “Butterfly” a mò di movimento d’ali, lieve e leggiadro con andatura costante. La band sa gestire l’impalcatura scritturale con le buone sonorità di “Miles away”, che è cucita su tessuti di dream-rock e finale smaliziato con coretto Coldplayano, che tornerà anche in “One day more”. Vi accorgerete, nel percorso di “Chaos Theory”, di scorgere rimandi a vari big della scena inglese, e ciò non dispiace assolutamente, in quanto circoscritta a velata ispirazione senza evidenziare mai spudorata emulazione. Scopriamo volentieri l’energia e il dinamismo di “Shame”, col riff in delay in terra U2, e farete fatica a scalzarlo dal cervello. La seguente “Rise” sembra sua sorella gemella nella struttura e non desta grande interesse. Ma, a salvarli dal suddetto inciampo, ci pensa il brano più bello: quel “21st” che marcia sui connotati dei Franz Ferdinand per l’aspetto spigliato e da dance-floor, e giunge proprio nel momento in cui l’album necessitava di una svolta strategica. Chiaramente, nell’elargire note i Monthly Date pagano, talvolta, il dazio dell’inesperienza. Come il caso di “The last”, brano piuttosto nervosetto e assemblato con idee non proprio a fuoco per il rilevante fittume di chitarre messe in campo. Occorre dire, però, che il finale se lo giocano bene con “Lost in the shadows” perché si riscontra la pregevole crepuscolarità dei Cure flirtata con l’ombrosità dei Block Party. In ultimo, precisiamo che “caos” non è sinonimo di “disordine”. Il caos indica, più che altro, un ordine così complesso da non riuscire a essere comprensibile dall’uomo. La Teoria del Caos si basa, quindi, su un ordine, una sequenza ben definita ma così piena di variabili da essere imprevedibile. I Monthly Date han provato, col massimo impegno, a ricalcarne la concettualità globale. Lo sbatter d’ali di “Chaos Theory”, non dico che provocherà un tornado dall’altra parte del mondo ma, senz’altro, stimolerà una rinfrescante folata di vento propositiva. (Max Casali)