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GENOMA  "Stories"
   (2017 )

Notando nella tracklist di questo Ep una cover dei Joy Division, per un attimo ho pensato di dover ascoltare l'ennesimo gruppo che riporta in auge la new wave ottantiana, una tendenza di questi ultimi anni nella quale alcune formazioni la spuntano, altre un po' meno; ma siamo fuori strada. Il progetto Genoma (''https://genomaproject.com/'') è quello di una band che utilizza l'elettronica in maniera diversa rispetto ai gruppi di direzione dark, nonostante dichiarino un'affinità emotiva con quel mondo. La limpidezza dei suoni e la profondità ambientale, valorizzate dall'utilizzo frequente di wind chimes (le campanelle tubolari) e percussioni in stile world music, rendono questo Ep "Stories" un viaggio chill out, rilassante ma non troppo. Distende i sensi ma non fa addormentare, anzi trasporta in uno stato di ipnosi attiva, un sogno ad occhi aperti. Se vogliamo un paragone noto, l'atmosfera che si gusta in brani come "Flashback" ricorda quel pop progressive introspettivo di Peter Gabriel in "Up" (2002) che si, è molto lento, ma provate a prendere sonno col brano "Darkness"... Il pianoforte, sempre in prima linea, accompagna gentilmente la voce dal timbro Portishead, e il violoncello aggiunge intensità emotiva. Importantissimo è il basso in questi brani, un fretless suonato in modo molto pulsante e che si fa notare gradevolmente in più episodi. I testi sono racconti intimi che sì hanno un che di crepuscolare, ma più del crepuscolo prima dell'alba che di quello dopo il tramonto. Questa notte musicale non è un buio opprimente, anzi è un nero affascinante. Specie nella visionaria "Pink astronauts story", dove la melodia cantata compie degli incisi che restano in testa, e sanno un po' di Bjӧrk. Come "Flashback", "Dark window" verso la fine presenta un suono della Seaboard, l'innovativa tastiera nera che permette di superare l'ostacolo dei tasti temperati, facendo slide come gli strumenti a corda (il suono che scivola) avendo quindi una capacità espressiva in più; e in questo contesto ben si inserisce un suono di questo tipo, accentua il carattere chill out tipico da compilation "Buddha Bar". "Remember me" è una canzone in italiano, e questo aiuta a cogliere subito lo stile onirico di scrittura dei testi: "Piccole luci avvolgono parole cresciute nel tempo, (...) fiato sospeso rimane sui vetri (...) neve che arriva al ginocchio, e un piccolo schiaffo è arrivato", mentre il violoncello continua qui a fare da contraltare melodico. Ed eccoci arrivati alla bonus track, la cover dei Joy Division che tanto mi faceva preoccupare: "Atmosphere". Fortunatamente la canzone è stravolta rispetto all'originale, leggermente rallentata, personalizzata nell'arrangiamento, e rientra perfettamente nello spirito che presentano i Genoma, nome peraltro azzeccato per questa band: un sound che penetra l'anima e la coscienza, che cerca l'universale nelle piccolissime informazioni dei cromosomi del DNA. Davvero notevole per essere un esordio, e per essere composto solo da quattro pezzi propri più una cover. Attendiamo gli sviluppi! (Gilberto Ongaro)