recensioni dischi
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RENZO CANTARELLI  "Dolos"
   (2017 )

Ci fa recuperare un bel po’ di elegante tradizione folk-rock cantautorale, il quarto lavoro del carrarese Renzo Cantarelli e, al pari di “Amen” del suo illustre compaesano Gabbani, ci conduce a importanti riflessioni esistenziali, non solo sull’umana rassegnazione ma soprattutto su solitudine, guerra, immigrazione e tanto altro. E lo ha fatto con un album in cui si avverte che i contenuti tematici e sonori sono stati elaborati e intessuti con eccellente cura che sfiora il maniacale. E l’idea viene resa brillantemente in tutte le dieci tracce di “Dolos”, nello specifico sulle tratte aerobiche rock-folk di “Una piccola parte di te” (a mio avviso una delle candidate per un singolo, insieme a “Dove sei”, semi-ballad dal refrain più accattivante ma non ruffiano, con fraseggi pianistici di gran pregio). Invece “Riciclata esistenza” racchiude l’essenza concettuale dell’opera: ovvero, di un’etica che si è andata a farsi benedire, facendo prevalere un inquietante senso di smarrimento, per l’incapacità di sostituire i valori dispersi della vita con altri nuovi. L’artista toscano ci conduce, con indiscutibile amenità, su territori propri dei Nomadi, con annaffiatine di Modena City Ramblers; e la sua voce ci sta a pennello con la cifra stilistica che si è ritagliato. In aggiunta, c’è tanta raffinatezza negli arrangiamenti, con accordi stoppati di chitarra acustica in “Noi eroi”, che porta verso aperture corali e vivaci, alternandoli con quelli fascinosi dell’elettrica di “Passo dopo passo” e “Non è aria di casa mia”, caratterizzata dall’assolo finale stiloso e trascinante. La varietà è una certezza in casa Cantarelli: non manca neppure un duetto con Brunilde Galeotti in “Si salvi chi può”, episodio ricco di carismatici archi e piano a commentare elegantemente l’aria che regna nel brano. Sulla conclusiva “Calma apparente”, Renzo vira su sonorità che lambiscono il caraibico, con bonghi e chitarre docili che sanno ispirare intimità e intensi amarcord. Con “Dolos” Renzo ci ha consegnato una riflessione eloquente: che ne vogliamo fare della nostra esistenza? Vogliamo continuare a lasciarla isolata e sperduta come una baita in quota, oppure le ridiamo dignità riportandola a valle, per tornare alla socialità, scevra da guerra e arroganza, e ritrovare quella serenità tipica dei sinceri valori di una volta? Agli ascoltatori l’ardua sentenza... (Max Casali)