recensioni dischi
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THE KLAUDIA CALL  "The Klaudia Call "
   (2017 )

E’ molto eloquente la copertina dei Klaudia Call: è inutile ambire alla luna se poi si resta soli ed imbrigliati nelle proprie presunzioni o aspettative. E proprio dell’umiltà questi ragazzi fanno uno spontaneo fiore all’occhiello, come si evince dalle righe di presentazione del disco. Mi ero ripromesso che, affacciandosi in questo modo schietto e ludico, meritavano comunque attenzione, al di là di quello che poteva risultare il contenuto. Si tratta di un trio pugliese di brillanti quarantenni che, dopo svariati anni a calcare l’underground (soprattutto con i Lova), arrivano finalmente a dire la loro con l’omonimo debutto a 12 tracce, infarcite di svariate influenze col risultato di ricavarne più originalità possibile. L’impegno ha dato i suoi frutti, ramificati su vari alberi stilistici: dai climi lugubri e severi di “120” ed “Epoca”, che s’ispirano ai Q.O.T.S.A., agli inserti oscuri di marchio Cure in “Niagara” e soprattutto “Ahimsa”, alquanto stralunata con bella effettistica notturna. E’ chiaro che si paghi un po’ lo scotto dell’esordio con episodi privi di guizzi innovativi come “Pagina” e “Agata”: ma si procede a testa alta senza giocare a “Nascondino”, perché gli sfoghi te li sbattono sul muso senza pensarci su, con coraggiosa grinta e audacia. Così i Klaudia Call azzeccano alla grande un pezzo come “Tutto o niente”, energico e carico di pathos, come se gli Interpol viaggiassero con i Beatles col pedale a tavoletta. Ciò che prevale negli arrangiamenti è una rilevante chitarra elettrica che domina o commenta adeguatamente ogni situazione, coadiuvata da inserti oscuri che fan bene alla causa e donano al sound della band quel “non so che” di specifico. Oltremodo, è gustoso incontrare l’energica parentesi cantautoral-rock di “Tandem”, con rifiniture vocali sottilmente sixties che servono a farti capire come l’esperienza sia abilmente messa in atto. La ludica dozzina dei Klaudia Call è chiusa da “Una giornata di lavoro”, sospesa al confine dell’onirico, col merito di trasmettere un bel mood dissociativo. Stilando un bilancio, questi tre soldati del rock’n’roll sono risultati vincitori di dieci battaglie, perdendone ai punti solo un paio: direi che si sono fatti onore alla grande. (Max Casali)