recensioni dischi
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LINO E I MISTOTERITAL  "Fischi per nastri (demos y rarez)"
   (2017 )

La demenzialità è un’arte e l’arte non è mai demenziale: questo può essere il riassunto del sontuoso lavoro di Lino E I Mistoterital con “Fischi Per Nastri (Demos Y Rarez)”. La formazione bolognese mette in un unico disco le registrazioni effettuate ben prima dell’esordio discografico del 1988. Si tratta di tre demotape che vanno dal 1984 al 1987 confluiti in questa raccolta di 23 brani ispirati principalmente alla musica demenziale degli Skiantos. Pop, rock, beat, folk (e chi più ne ha più ne metta) si mescolano in maniera dissacrante e irriverente in un album fatto per divertire e divertirsi, scherzando con musica e testi. L’opening track “Sono Peso Sono Obeso” è il biglietto da visita dell’intero lavoro, con una musichetta retrò in stile anni ’60 e i suoi coretti a sostegno della voce, che snocciola rime e frasi nonsense. Uno sgangherato coro fa da intro a “Nullatenente”, emblema dell’ozio più totale e di paradossi in cui l’uniche cose che si possiedono sono “il sonno”, “il fiatone” e il nobile titolo di “Re dei fannulloni”. Sonorità rock in “Una Storia Di Cebion”, raccontata con canti e controcanti, mentre colpi di tosse aprono “Ti Ho Portato Il Bronchenolo”, in cui il noto sciroppo per la tosse lo si avrà “soltanto a nolo”, pagando “settemila lire” se non si vuol morire. “Beatlemania” scimmiotta musicalmente i baronetti inglesi, imitandone i coretti e le sonorità, mentre un’atmosfera rockettara si impossessa di “Guglielmo Wave”, in cui il protagonista agisce con ripicche ai dispetti che subisce. Il punk prende il sopravvento in “Sbarbe Della Bassa”, in cui gli strumenti sostengono vivacemente una voce che urla il proprio desiderio di avere “una ragazza molto sciatta con dei chili in più”, “che non sappia abbinare la gonna con la giacca”; insomma, una “sbarba della bassa”. Un sound più articolato si fa avanti in “Atollo K”, in cui basso e batteria sono dominanti su una chitarra che si limita all’accompagnamento di una voce spavalda e degli onnipresenti coretti. Un ritmo più frivolo e una chitarra acustica ci conducono sulla riviera romagnola, dato che “Paul Weller E’ A Riccione”, mentre il rock anni ’60, sulla scia dei Rokes, caratterizza “Fotocopiami Di Baci”. L’incalzante “I Peggiori” e la sbarazzina “Maledetta Domenica” ci portano a metà dell’opera, con richiami ai Beatles e alle band che hanno fatto un’epoca. “Gira Il Gommista” è forse il pezzo più debole sia musicalmente sia per brillantezza testuale dell’intero lavoro, mentre si ritorna al nonsense e all’ironia con “Sussidiario (Crescentina Rap)” e “Verdura Sulla Luna”, che ricorda vagamente, quest’ultima, I Gatti Di Vicolo Miracoli, così come “Videodipendenza”. “Down In California”, in meno di quaranta secondi, ci proietta in un’atmosfera da saloon nel far west, ma è con l’armonica a bocca e con un sound più deciso che si dissacra il mito americano, prendendo di mira “John Wayne”, nel pezzo più lungo di tutto l’intero lavoro. Energica e corale, nei suoi quattro minuti, è “Canini” e siamo quasi in dirittura di arrivo, quando sonorità più rarefatte e un pizzico di serietà si fanno avanti in “Aspetterò”. Con “Addio Vecchia Stufa”, “Drole De Guerre” e “Cacca Cacca (Ma Ve Lo Dico)” si chiudono ottanta minuti di musica, ironia e spensieratezza. Registrazioni messe su cassette e distribuite al pubblico nelle varie esibizioni live, in un’epoca priva di Youtube e dei vari social network: questa mole di lavoro si è diffusa tramite un passaparola che ha reso celebri “Lino E I Mistoterital” che in questa raccolta di “Demos Y Rarez” mettono un punto fermo su quello che è stato il loro percorso artistico. Situazioni surreali, scenari nonsense e quel tanto di bravura che basta per avere un discreto successo sono alla base di una demenzialità diventata arte e notorietà, ma che non scade mai nella banalità fine a sé stessa. (Angelo Torre)