recensioni dischi
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FURVUS  "Aes grave"
   (2017 )

A diciott’anni dall’acclamato “Deflorescens Iam Robur”, considerato uno delle pietre miliari della musica neoclassica, Luigi Maria Mennella aka Furvus è tornato con “Aes Grave”, un disco che racchiude nove composizioni per circa tre quarti d’ora di durata complessiva. Furvus riparte dai suoni epici con cui avevamo imparato a conoscerlo, frutto di ambientazioni orchestrali e di arrangiamenti parecchio sofisticati. Se il percorso di “Missio Apostatae” è piuttosto lineare, più complesso e corposo è lo sviluppo di di “Aurora Rectae Ultionis”, contraddistinta da suoni percussivi e atmosfere poco dense. “Pos De Chanter M’Es Prez Talenz” si schiude con la splendida voce di Mennella, le cui ombre suggestionano e cedono il passo a suoni che si sovrappongono e contribuiscono a restituire nuovamente l’idea di solennità in entrambi gli atti (tracce numero 3, "Primus actus", e numero 8, "Secundus actus"). “Melopoeia Pestilentiae, Caduta Domina Nostra” continua a giocare su suoni maestosi ma rarefatti e ambientazioni cariche di oscurità, mentre in “Mon In The Mone” la chitarra acustica rende leggermente più corposo il tutto. Il tono austero di “De Rerum Natura” chiude un’opera che conserva un quid di drammatico in tutte le nove ambientazioni, ma che affascina con la sua potenza e la sua eleganza. Luigi Maria Mennella conferma, con “Aes Grave”, tutta la sua straordinaria sensibilità e confeziona un’altra proposta di assoluto spessore, a diciott’anni dal suo capolavoro. (Piergiuseppe Lippolis)