recensioni dischi
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MIKE COOPER  "Raft"
   (2017 )

L’eterno Mike Cooper è tornato con “Raft”, ultimo lavoro di una carriera che l’ha visto protagonista su più fronti, dal blues al folk sino ad arrivare alla libera improvvisazione. Descritto come “post-tutto” in patria, Mike Cooper torna con un nuovo lavoro che abbraccia la sperimentazione e fatica a collocarsi entro confini rigidi. Punto di riferimento per questo nuovo viaggio sono le ambientazioni esotiche e le tradizioni musicali dei popoli del sud del Pacifico. Il nuovo album di Mike Cooper si schiude con “Guyaquil To Tully”, fra suoni soffusi e carezze elettroniche e prosegue con “Las Balsas”, un flusso di suoni elettronici un po’ distorti e caratterizzati da un pizzico di acidume per dodici minuti abbondanti. Con “Vital Alsar” ci si immerge in suoni più avvolgenti e in atmosfere parecchio evocative dei paesaggi a cui Cooper vuol fare riferimento: è il pezzo più riuscito del lotto, dove la chitarra crea suoni liquidi e bollosi sfruttando distorsioni leggere. “Malama Honua (To Care For Our Earth)” ingloba qualche coloritura etnica e tribale, mentre “Honey Hunters” si mantiene in equilibrio su un filo. “Age Unlimited” si colloca un po’ a metà strada fra “Vital Alsar” e “Malama Honua (To Care For Our Earth” e rappresenta un altro momento molto brillante, mentre la chiosa è affidata a “Guyaquil To Ballina” che riprende un po’ l’opener ma è caratterizzata da suoni più notturni, quasi a voler dare l’idea dell’epilogo di un viaggio in lande lontane. Mike Cooper continua a stupire e a proporre lavori di assoluto spessore e “Raft” ce lo conferma, sebbene non sia propriamente un disco semplice. (Piergiuseppe Lippolis)