recensioni dischi
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OZORA  "Perpendicolari"
   (2017 )

Dal Piemonte arrivano gli Ozora con l'album "Perpendicolari", che presenta una commistione fra metal sia diretto nel prog che nell'alternative. Ci sono influenze da parte dei Tool, che si fanno sentire nel basso della titletrack "Perpendicolari", sia ispirazioni dalla scena heavy italiana anni '90 per quanto riguarda i testi, col gusto per la geometria ("l'orizzontalità ha piedi pari, no non siamo uguali, io sono verticale") e l'esistenzialismo spirituale presente nel recitato del brano finale "amOre". In "Idiometria" si canta: "Non è colpa mia, non è colpa tua se navighiamo nella stessa idiometria", e le parole sono alternate a giri che a tratti arrivano al math. L'album è una compilation di idee, alcuni pezzi sembrano avere un filo conduttore mistico, ma ci sono cose che si distaccano da esso, come la cover di "Volta la carta", la filastrocca di De André che reinterpretata così assume le sembianze di un folk metal stile Blind Guardian; sinceramente non guasta questa veste di per sé, per questo specifico brano, ci sta bene. Resta da capire cosa c'entri con il resto, anche se forse era più un desiderio impellente del cantante, e la passione sincera nell'averlo fatto si sente. Tornando ai pezzi propri, un sound da nu metal anni '00 caratterizza "amOre" e altri brani, mentre a volte torna il classico palm muting heavy anni '80-'90. Una citazione al bibliotecario de "La storia infinita" introduce "Il profeta", brano particolarmente energico che mostra l'eclettismo della band, dove gli stili si incontrano e si alternano. "Orlando" è una canzone divisa in più fasi fra loro diverse, ed è il pezzo più prog. "A Terra" è un'esplosione potente con tanto di doppio pedale, che fa sentire dove può arrivare la voce di Sydney Silotto. "A Terra, a Terra, a Terra, a Terra è arrivata la guerra! La guerra! La guerra!". "La tua piccola tragedia" dice invece: "Non c'è cane non c'è coda, solo un cerchio da riempire", e questa filosofia della circolarità degli eventi ricorda quel filone che si riscontra anche in una vicinanza musicale al post grunge degli A Perfect Circle. E' da notare come in questo pezzo ci sia ospite Livio Magnini, chitarrista (e schermidore) membro dei Bluvertigo; quando compare si fa riconoscere, ed è una scelta azzeccata visto che si pesca nel suo ambiente. Gli altri pezzi scorrono in maniera coerente con quanto scritto; il progetto Ozora fa sentire le esperienze consolidate di ogni membro, già attivo precedentemente in altre formazioni, e l'auspicio è che, continuando il percorso, la band trovi un orientamento più chiaro, senza smettere comunque di sperimentare, ma senza nemmeno mettere troppa carne al fuoco senza giustificazione testuale. (Gilberto Ongaro)