recensioni dischi
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TONY BUCK  "Unearth"
   (2017 )

“Unearth” (appena uscito per la Room 40 Records) è il titolo del primo lavoro solista di Tony Buck, compositore e batterista australiano ormai di stanza a Berlino, con un passato nei Necks. La cifra stilistica di Tony Buck ha sempre rigettato qualsivoglia classificazione, e “Unearth” conferma la tendenza dell’artista a creare un linguaggio che, pur ponendo al centro le percussioni, vada oltre e abbracci anche i suoni di chitarra e sintetizzatore. L’operazione è coraggiosa, il risultato è interessante: il lavoro si presenta come un unico discorso di quasi un’ora, introdotto da suoni percussivi delicati e lentamente irrobustito da ulteriori suoni in sottofondo, prima che, dopo circa un quarto d’ora, entri in campo anche la chitarra. Una parentesi etnicheggiante precede una fase tesa e a tinte vagamente fosche poco prima della mezz’ora, ma è solo un breve acuto: i suoni tornano a farsi minimali e la chitarra si prende brevemente la scena. Nei minuti successivi, il synth traccia linee spesse e atmosfere dense, sullo sfondo compaiono ancora percussioni educate, ma l’umore generale è quasi da film dell’orrore. Il tutto sfuma lentamente e “Unearth” si spegne così, dopo cinquantuno minuti di grande intensità. Nonostante non si tratti di un ascolto semplice e il target sia piuttosto ridotto, lo spessore del disco è fuori discussione. (Piergiuseppe Lippolis)