recensioni dischi
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MATALEON  "Metamorfosi"
   (2017 )

"Cambiamento" è la parola d'ordine dei sestesi Mataleòn per il loro nuovo album "Metamorfosi". Il gruppo ha già alle spalle due pubblicazioni, "Fuoco nella testa" del 2012 e "Prospettive di un'idea" del 2015, entrambi prodotti da Olly Riva, oltre a essersi fatti un nome in questi anni aprendo i concerti di artisti come Eugenio Finardi, Bluvertigo e Biffy Clyro. Per il nuovo disco, totalmente autoprodotto, si sono avvalsi anche di alcune collaborazioni con gli artisti più svariati. "Metamorfosi" si propone di sondare gli stati d'animo e i sentimenti della psiche umana, intento che funge da filo logico per le dieci tracce contenute, tra riferimenti all'arte (come il titolo kafkiano) e alle serie tv, i cui personaggi diventano punto di partenza per una riflessione sull'umano. Sono molto presenti i diversi bagagli musicali che i quattro componenti si portano dietro: Tommaso (voce) si ispira al grunge americano e italiano, come Alice in Chains e Afterhours, Andrea (chitarra) si rifà a nomi come Miles Davis e Michael Jackson, Manuel (basso) ama i classici del rock, fra cui Deep Purple e Led Zeppelin, mentre Daniele (batteria) spazia dal prog dei Genesis e Pink Floyd fino al metal anni '80 e contemporaneo. Da tutte queste tendenze ne emerge un album di alternative/rock con accenni di metal, che per sonorità ricorda la musica statunitense ma si presenta cantato totalmente in italiano, sia per mantenere una certa particolarità e aderenza sul territorio che per comporre brani più incisivi. L'album si apre con la canzone dal titolo omonimo, in cui è Mario Zucca a parlare e a farci capire il tema centrale di tutto il lavoro, il mutamento appunto, componente costitutiva della vita, condizione imprescindibile della sopravvivenza: "adattarsi o morire", paradigma di darwiniana memoria che ci fa ben capire come il cambiamento non vada ostacolato, ma accolto, abbracciato, bisogna abbandonarvisi come ad una corrente che ci trasporta. I riferimenti all'acqua come elemento massimamente malleabile e versatile sono tanti, soprattutto in canzoni come "Lady in Rock" (“Sei l'acqua che si scioglie i capelli dentro me”), che è uno dei pezzi più "lenti", insieme a "Blue" (a cui collabora anche il violinista Simone Rossetti Bazzaro) e "Uroboros", brano finale, vero e proprio momento di raccoglimento, fra suoni e voci che intonano la melodia degli strumenti. Altre canzoni invece si mantengono su ritmi più sostenuti, dando spazio a voce graffiante, riff distorti e assoli di chitarra, puntando a un coinvolgimento più "fisico", quasi da pogo e headbanging: ne sono un esempio "John Locke" (in cui a cantare è anche Max Zanotti, vocalist dei Desonika e Casablanca), "Carrie", "Elliot" e "Castello di Carte", ispirate rispettivamente ai personaggi delle serie tv Lost, Homelands, Mr. Robot e House of Cards. Ultima collaborazione è quella con Paolo Fresu, trombettista jazz, in "Downtown", dove il suo strumento accompagna i Mataleòn per tutto il pezzo. "Metamorfosi" si presenta quindi con delle buone premesse e le migliori intenzioni, che però restano perlopiù tali: emerge certamente la grande passione e il duro impegno della band, oltre a una buona padronanza degli strumenti, ma il sound percorre vie già tracciate senza apportare innovazioni significative, rifacendosi a una tradizione musicale che - seppur convincente - risulta già consolidata; a tratti sfocia poi in ritornelli quasi pop che smorzano la carica di partenza. La scelta di cantare in italiano, inoltre, si rivela un'arma a doppio taglio: proprio perchè noi ascoltatori italiani possiamo cogliere tutto il testo servivano immagini più significative, frasi e accostamenti più poetici e sentiti per riuscire a esprimere temi delicati come la paranoia e il bipolarismo, il cui dramma qui non risulta granché genuino né sondato nel profondo; manca un'indagine psicologica più accurata che renda maggiormente credibili i testi e che sia capace di coinvolgere emotivamente l'ascoltatore. Rispetto ai dischi precedenti, i Mataleòn hanno comunque fatto dei decisi passi in avanti, mettendosi alla prova con il progetto di un concept album che affronta argomenti complessi e non scontati: questo può essere un buon punto di partenza per un percorso valido non solo musicalmente, ma anche dal punto di vista di una scrittura più poetica e incisiva. (Bianca Bernazzi)