recensioni dischi
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ERLAND DAHLEN  "Clocks"
   (2017 )

“Clocks” è il titolo scelto dal batterista e percussionista Erland Dahlen per il suo terzo lavoro in studio, un ambizioso disco contenente sei strumentali immersi in atmosfere cinematografiche e sempre in perfetto equilibrio fra suoni acustici ed elettronici. Erland Dahlen sceglie di fare le cose in grande, sfruttando elementi appartenenti a generi musicali anche non vicinissimi tra loro e i pezzi, tutti discretamente lunghi, risultano l’incrocio fra post rock, elettronica ambientale, suggestioni kraut e le tinte fosche tipicamente darkwave. La titletrack inaugura il disco con un incedere denso di pathos, evocando immagini filmiche da spionaggio, specialmente nella sua prima parte. Il sound s’inspessisce un po’ nella fase centrale, prima di lasciarsi nuovamente guidare dalle percussioni. Sono più rarefatte le atmosfere di “Glas”, pezzo decisamente più orientato verso ambient e darkwave, mentre “Ship” sale lentamente di tono, adotta qualche soluzione kraut e poi spinge in direzione post rock. Il minimalismo di “Bear” regala buonissime sensazioni grazie alle percussioni acidissime, gusto che caratterizza anche i quattro minuti e mezzo della successiva “Lizard”, fra distorsioni e strutture sghembe. Il fluire della conclusiva “Wood”, invece, è mellifluo e avvolge lentamente prima di condurre con dolcezza alla chiusura del disco. “Clocks” funziona nella sua interezza e sorprende per la quantità di elementi rinvenibili al suo interno e per un grado di fruibilità maggiore rispetto a molti lavori del genere. (Piergiuseppe Lippolis)