recensioni dischi
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GIOVANNI SUCCI  "Con ghiaccio"
   (2017 )

Per niente facili, uomini sempre poco allineati gli artisti come Giovanni Succi. Quarantottenne di Nizza Monferrato in giro da una vita con incrollabile fiducia nei propri mezzi ed un piede in molte staffe (Bachi Da Pietra e Madrigali Magri su tutti), pubblica per La Tempesta Dischi con la produzione di Ivan A. Rossi il primo album di inediti a suo nome. Intellettuale sotto le mentite spoglie di bruto gaudente della propria diversità, Succi mai si apre al bello, profeta di una musica che vuole brutta e dissonante, sgraziata e agonizzante, comunque priva di appigli o vie di fuga. Quelli di “Con Ghiaccio” sono undici brani di truce essenzialità scarnificati all’osso, conditi da testi crudi sul filo dello spoken-word, quasi recitati in un registro gutturale impastato e sbavato. La musica che gira intorno è waitsianamente ridotta al suo scheletro, in un serraglio dove tutto è sovraesposto, brutale, viscerale (“Tutto Subito”). Ma a differenza dei borborigmi incupiti dei Bachi Da Pietra qui trovano timido spazio anche scampoli di inattesa melodia. Beninteso: melodia sghemba, uno zigzagare ubriaco sulle ali di quell’espressionismo spinto che ne nobilita anche le derive meno ficcanti (“Satana”, “Remo”), schegge di un disco che si apre a più nitide parti strumentali senza perdere un’oncia della sua sanguigna sporcizia. Fedele alla concezione di non-linearità che si è riservato in dote, Succi ribadisce di continuo l’ostinata ed ostentata rinuncia all’estetica facendo di “Elegantissimo” la sua personale “Una Città Per Cantare”, sfiorando gli ultimi CCCP ed il beat ossessivo degli Sleaford Mods nella title-track, prediligendo un substrato di leggere scordature (emblematica “Sipario”) a ribadire l’alterità di canzoni percettibilmente sbagliate e sbilenche. Autoreferenziale ed autoindulgente padre e padrone di un’autobiografia storta, Succi si concede molto, forse anche troppo (vedi i nove minuti de “Il Giro”), ma può permetterselo e questo è il suo marchio di fabbrica. Il risultato è un disco di sfrontata schiettezza che richiede un ascolto guardingo, quasi fosse un agguato al tuo ruolo di utente rilassato; “Con Ghiaccio” è la negazione dell’intrattenimento leggero, album che vieta il disimpegno mentre bastona, inquieta, affascina in un suo modo perverso. (Manuel Maverna)