recensioni dischi
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MINDCRUSHERS  "Born in doom"
   (2017 )

A ben sette anni dalla loro nascita e a sei dalle primissime registrazioni, dopo un periodo caratterizzato da diversi avvicendamenti all’interno del gruppo, i veneti Mindcrushers hanno pubblicato il primo full length. Trovata finalmente una certa stabilità, il quartetto ha dato vita a un prodotto capace di dare linfa a tutto il panorama metal italiano, in un momento storico in cui ne ha davvero bisogno. Le dieci tracce del lotto (o undici, a seconda che si consideri l’intro un brano a sé stante o meno) raccontano della capacità dei Mindcrushers di muoversi agilmente in un heavy metal classicheggiante e oscuro, talvolta influenzato dalla vecchia scuola ottantiana, che diviene death e thrash nelle fasi più rapide e concitate. Oltre a garantire eterogeneità al prodotto nel suo complesso, i veneti dimostrano di saper rielaborare la tradizione alla luce degli sviluppi più moderni del genere, mostrando grande solidità sia nella prima parte, dal sound più fresco e dall’approccio più violento, sia in quella centrale, che strizza maggiormente l’occhio ai classici con dei midtempo caratterizzati da assoli e da un'eleganza purissima. In coda, se possibile, è stipato ciò che di meglio i Mindcrushers hanno da offrire: “Rise Of The Fallen”, che si apre lentamente prima di erigere robustissime mura e di tracciare riff possenti, e “Dark Endless”, col suo percorso imprevedibile caratterizzato da repentini cambi di ritmo prima di una coda che mostra ancora i muscoli, fra un assolo e un altro. Il debutto sulla lunga distanza dei Mincrushers si è fatto attendere a lungo, ma oggi si può affermare con certezza che ne sia valsa la pena e che ci sono le premesse perché la band possa diventare un punto di riferimento per il genere, in Italia e non solo. (Piergiuseppe Lippolis)