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PREMIATA FORNERIA MARCONI  "Emotional tattoos"
   (2017 )

A 14 anni di distanza dall’ultimo lavoro di inediti, e con alle spalle un’intensa attività dal vivo in giro per il mondo, la PFM – Premiata Forneria Marconi – torna sulla scena musicale mondiale con un grandioso progetto discografico. Prodotto da Iaia De Capitani per Aereostella, distribuito dalla Inside Out Music/Sony Music e dotato di un grande respiro internazionale grazie alla realizzazione di una versione italiana ed una in inglese delle 11 tracce in esso contenute, “Emotional Tattoos” aggiunge un altro importante tassello al mosaico discografico della Premiata. Franz Di Cioccio (voce e batteria) e Patrick Djivas (basso), coadiuvati da Lucio Fabbri (violino), Marco Sfogli (chitarre), Alessandro Scaglione (tastiere e piano), Roberto Gualdi (seconda batteria e percussioni) e Alberto Bravin (tastiere e seconde voci) lasciano sulla pelle dell’ascoltatore dei “Tatuaggi Emotivi” attraverso testi che scavano nel profondo e arrangiamenti che, in puro stile PFM, sono curati meticolosamente nei dettagli. I testi della versione italiana sono scritti da Franz Di Cioccio e Gregor Ferretti, mentre a Patrick Djivas con Esperide è affidata la cura delle versioni inglesi eccetto per “We’re Not Island” e “There’s A Fire In Me” che vedono la firma di Marva Marrow (un ritorno in casa PFM dopo le importanti collaborazioni negli anni ’70): stessi arrangiamenti ma testi differenti perché differenti sono i contesti socio-culturali cui si rivolge PFM. La copertina, dotata di grande impatto visivo, è realizzata dai fratelli Mattia e Stefano Bonora da un’idea di Aereostella, e vede Franz e Patrick guidare l’astronave PFM verso mondi inesplorati e nuove contaminazioni sonore. “Central District”/”Quartiere Generale” e “The Lesson”/”La Lezione” sono i due singoli che, con i loro ritmi incalzanti, precedono di poco l’uscita del disco: “Central District” è un duro attacco contro l’uso e l’abuso di farmaci e psicofarmaci prescritti da medici senza scrupoli per ingrassare le case farmaceutiche, mentre “Quartiere Generale” è la presa di coscienza che la politica fatta di sole chiacchiere non porta a nulla ma occorre cambiare il sistema proprio a partire dal QG in cui si manovrano le leve del potere. In “The Lesson”/”La Lezione” si parla della vita come maestra nel condurre i nostri passi lungo le sue vie; i momenti duri arrivano e si superano solo se si è in grado di credere profondamente in sé stessi (“Questa è La Lezione”). L’opening track, densa di pathos e dalle atmosfere rarefatte è “We’re Not An Island”/”Il Regno”: il testo inglese lancia un messaggio di fratellanza universale (“Non siamo un’Isola”) mentre la versione italiana è una dichiarazione d’amore alla Madre Terra, patrimonio comune che gli uomini devono imparare a rispettare. Si continua con la sognante “Morning Freedom”/”Oniro”: il tema è l’amore che risplende al sorger del sole, quando le ombre della notte si dileguano e con esse le paure, mentre il giorno porta con sé una nuova libertà d’amare. Discorso simile è in “Oniro”: il figlio del Sonno (hypnos) e della Notte, è quel messaggero che nella filosofia greca mette in comunicazione la divinità all’uomo attraverso il sogno, ed è lui che fa ritrovare al mattino i sogni ed i desideri di due amanti. Mentre in “So Long”/”Mayday” i nostri “sogni sono stesi ad asciugare”, si viaggia con PFM in giro per il mondo, allegramente con “A Day We Share”/”La Danza Degli Specchi”: tra i fiordi e lungo i mari, a Tokio come in Texas, passando per Berlino, Milano, Roma… “La musica è potente… E’ tutto un solo continente”. Vero linguaggio universale è la musica che raccoglie ritmi e sonorità che si fondono in un’allegra danza in grado di travolgere e far gioire con la sua dirompenza. Ma non c’è solo la musica ad esprimere l’universalità di un linguaggio perché esiste anche l’amore: è questo il punto centrale di “There’s A Fire In Me”/”Il Cielo Che C’è” (“Ora sai com’è, la resa all’amore/ l’unica legge che c’è”). “Freedom Square” (identico titolo nelle due versioni) è un’esaltante pezzo progressive con arrangiamenti ben curati, finezze stilistiche e un retrogusto anni ’70, segno di una band ben amalgamata e con un’ottima sintonia di gruppo. Il piano introduce “I’m Just A Sound”/”Dalla Terra Alla Luna” e il ritmo incalzante suona molto “Police”: nella versione inglese si parla di “suoni travolgenti, di amore che si condivide, gioie da ricercare, inseguire e raggiungere”, mentre nella versione italiana si viaggia virtualmente con la fantasia alla ricerca di un qualcosa che in realtà si ha dentro di sé. La dolcezza e la tenerezza si impadroniscono di “Hannah”/”Le Cose Belle”: in una il racconto di un amore, nell’altra la consapevolezza che le cose belle avvengono quando non le cerchiamo ma sono vicine a noi. Gli oltre sessanta minuti di musica si chiudono con “It’s My Road”/”Big Bang” e la partecipazione di Stefano Bollani ad impreziosire il tutto con sonorità improvvisate. “Emotional Tattoos” segna l’esordio in un album in studio per Marco Sfogli e Alberto Bravin che si dimostrano elementi importanti per la compattezza della band, dopo due anni di tour in giro per il mondo. Cura per i dettagli negli arrangiamenti come solo PFM riesce a fare. Tutto passa al vaglio delle sonorità PFM… la rabbia, l’utopia, la malinconia, l’inquietudine ma anche l’allegria e la spensieratezza (“A Day We Share”/”La Danza Degli Specchi”), la riflessione (“There’s A Fire In Me”/”Il Cielo Che C’è”), la dolcezza che commuove e stupisce (“Hannah”/”Le Cose Belle”), l’energia allo stato puro con i suoi ritmi imprevedibili e serrati (“I’m Just A Sound”/” Dalla Terra Alla Luna”) e la libertà di fare ciò che piace e si desidera improvvisando (“It’s My Road/”Big Bang”). L’inizio pacato e denso di pathos dell’opening track si trasforma in un tripudio di sonorità che trasmettono un senso di libertà, segno di un viaggio esperienziale che può avere inizio e passa attraverso le armonie e le atmosfere sognati di “Morning Freedom”/”Oniro”. Si gioca con il piano e le tastiere mentre gli azzeccati momenti solistici di Marco Sfogli sono il segno della compattezza della nuova line-up della band. I fraseggi di basso, batteria e chitarra danno il via al sound deciso in “The Lesson”/”La Lesione”, brano che trasmette carica ed energia: stessa carica che troviamo in “Central District”/”Quartiere Generale” e che emerge in tutta la sua dirompenza in “Freedom Square”. Qui si ritorna ai fasti del Progressive del passato ma con sonorità più moderne, giochi di tastiere e chitarra, ottimamente supportati dall’implacabile accoppiata basso-batteria. Nel complesso il disco è un disco PFM: che tradotto significa unico, irripetibile e sempre al passo con i tempi. Un lavoro che non ricalca il solco del già sentito musicalmente ma che si veste di sonorità sempre nuove e affascinanti. Insomma, la PFM non delude le aspettative del pubblico e torna prepotentemente sul mercato discografico con un lavoro che lascia il segno… o meglio “dei tatuaggi emotivi” in grado di scandagliare tutte le sensazioni dell’animo umano. (Angelo Torre)