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QUARTO VUOTO  "Illusioni"
   (2017 )

Il Quarto Vuoto è una giovane progband di Treviso che crea “Illusioni”: sei tracce strumentali per ripercorrere i fasti del passato colorandoli con pennellate di modernità, grazie alla meticolosa cura dei dettagli negli arrangiamenti. Luca Volonnino alla chitarra, Nicola D’Amico alla batteria, Mattia Scomparin alle tastiere ed Edoardo Ceron al basso si lanciano in un lavoro che spalanca le porte dell’immaginazione e spingono gli ascoltatori lungo i sentieri di un progressive che si contamina di atmosfere psichedeliche e sognanti ma anche nevrotiche e sbarazzine. L’opening track, “Nei Colori Del Silenzio”, è l’inizio di un cammino lungo un clima intimistico grazie al sottofondo di tastiere e alla chitarra che, con i suoi arpeggi, crea rilassanti momenti densi di pathos. E’ un po’ come addentrarsi in un sentiero in mezzo ai boschi e bagnarsi sotto una pioggerellina leggera, immersi nei suoni che la natura offre. Silenzio, ascolto attento e lasciar fluire i propri pensieri: nulla al mondo può distogliere l’attenzione da quel momento di pacifica beatitudine. Dal clima rilassante dell’opening track, all’inquietudine di “Coscienza Sopita”: qui il basso fa da intro all’ingresso di chitarra, batteria e tastiere in un susseguirsi nevrotico di tempi e controtempi. Un crescendo emotivo che si tinge di atmosfere rabbiose ma liberatorie nei soli di chitarra e batteria, segno della maturità espressiva della band. Undici minuti e mezzo di “Impasse”, con la tastiera a favorire percussioni e basso in sonorità che rasentano la psichedelica follia floydiana, in un intreccio di visioni e atmosfere sognanti. Una traccia che, a dispetto della durata, scorre fluidamente, grazie anche alle variabilità ritmiche e al pregevole lavoro di insieme. Poco più breve rispetto al brano precedente è “Apofis” che si apre subito con sonorità più decise e dirompenti. Qui non ci sono momenti preparatori che creano atmosfera ma solo un sound energico e vibrante, in cui tempi, controtempi e imprevedibilità regnano sovrane: ci si apre anche alla stasi generata da percussioni e basso che spezzano il ritmo e introducono il sax di Giulio Dalla Mora che accarezza dolcemente il jazz e fa cornice al delirio delle chitarre disturbate. Si strizza l’occhio al Banco Del Mutuo Soccorso con il momento solistico del piano che conduce alla fine di un brano tanto cervellotico quanto innovativo e che chiude con dolcezza ciò che tanto nervosamente era iniziato. “Due°IO”, introdotta da suoni rarefatti di tastiere e chitarra, fa immergere l'ascoltatore in un clima surreale e ipnotico fino all’ingresso liberatorio di batteria e basso: i nove minuti di tensione emotiva tra progressive e psichedelia rendono questo brano affascinante e uno dei più azzeccati del disco. In chiusura la vibrante “Tornerò”, brano impreziosito dalla presenza del violino di Mauro Spinazzè. La proposta del “Quarto Vuoto” è interessante quanto azzardata, perché questi ragazzi spendono energie e talento per un genere musicale certamente non alla portata di tutti, e lo fanno con sei tracce strumentali, quasi a voler dimostrare che tutto ciò che le parole non riescono a dire, lo si lascia all’immaginazione e al potere delle “Illusioni” create dalla musica. Il Prog? Roba da vecchi un pò esaltati che se la tirano perché sanno suonare. Un genere che racchiude polpettoni indigesti e privi di senso, lontano dall’orecchiabilità. Insomma inascoltabile. Quante volte abbiamo sentito o letto commenti del genere a proposito del Rock Progressive e delle sue evoluzioni? Eppure è un genere entrato nella storia, scavando un solco fertile e fecondo nell’arido terreno di una musica fatta molto spesso da prodotti usa e getta, che si perdono nel vuoto e di cui non si conserva a lungo il ricordo. Per il Progressive non funziona così: una band e la sua musica, quando entra nella pelle, dà la certezza che una volta entrata non ne uscirà più. Il “Quarto Vuoto” non è esente da questa logica! Grandioso!!! (Angelo Torre)