recensioni dischi
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MARTIN KOHLSTEDT  "Strom"
   (2017 )

Martin Kohlstedt è uno dei nomi attuali più importanti della scena neoclassica tedesca, un panorama attualmente dominato da figure come Nils Frahm o Hauschka, discretamente popolari anche al di fuori dei confini tedeschi. Anch’egli segue la nuova corrente che unisce l’eleganza del pianoforte ai sintetizzatori e, in generale, a una marcata componente elettronica. Per la prima volta, con “Strom” (appena uscito per la sua Kohlstedt Edition), un disco di Martin Kohlstedt (il terzo) viene distribuito in tutto il mondo, sulla scia della crescita di un genere dagli sviluppi ancora potenzialmente importanti. “Strom” rappresenta idealmente una corrente, quella leggera del piano che, con note morbide e rade, incontra e abbraccia inserti elettronici sapientemente integrati con il contesto, creando un dolce contrasto tra momenti luminosi e altri più scuri, ma sempre conservando un equilibrio che non è facile mantenere. “NAO”, in apertura, si caratterizza per il suo minimalismo, “KSY” segue un saliscendi con grande educazione, mentre più emotiva è “DOM”. La delicatezza di “HEA” culla l’ascoltatore per quattro minuti e mezzo, “TAR” ha un suono più pieno e lineare, in cui le due anime si fondono in maniera esemplare come in “EJA”. “AMS” cresce lentamente e si affida a schemi che si ripetono, poi “CHA” costruisce un’atmosfera rarefatta attraverso una soffusa trama elettronica. In chiusura, “JIN” torna al minimalismo dell’inizio. Non è un caso che Martin Kohlstedt sia ormai un punto di riferimento per la scena tedesca: “Strom” ne ribadisce la grandezza e la distribuzione anche in altre Nazioni testimonia il desiderio di voler provare a raggiungere un pubblico più ampio, ed è un’impresa ampiamente alla portata. (Piergiuseppe Lippolis)