recensioni dischi
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SOUTH ZONE SAXOPHONE QUARTET  "Other size"
   (2017 )

Provenienti dal sud di Latina, del territorio pontino, i South Zone Saxophone Quartet propongono la rivisitazione di un repertorio di standard jazz e pop con i loro sassofoni. Ciò che salta all'orecchio fin dal primo ascolto è la capacità di armonizzare con disinvoltura tutti i brani, con un affiatamento che, anche se non c'entra nulla, ricorda la complicità musicale del Quartetto Cetra: i quattro sax, di diverso registro, cantano come un coro omoritmico e compatto. Nell'album "Other size" questo è evidente, sia nei classici più vivaci come "Ain't misbehavin'", che nei lenti più enfatizzati come "Harlem nocturne", carica di pathos, o in "Ultimo tango a Parigi". La sassofonista al baritono (Laura Venditti) spicca in "Chameleon", dove sostituisce l'inconfondibile basso, e a metà brano compie un'improvvisazione ritmica, con tanto di note gravi in staccato, con un senso del groove della scuola di Abe Laboriel. I sassofonisti giocano un po' in casa con "Birdland" dei Weather Report, dove già i fiati erano protagonisti, riportando la freschezza intramontabile di quel pezzo. I South Zone toccano anche Santana, rendendo "Oye como va" un brano effervescente. Divertente il fatto che per "The chicken" abbiano curato il riarrangiamento non trascurando l'introduzione soul, anche se in questa versione risulta un po' asettica. Quando il brano decolla, torna a farsi sentire il buon interplay del quartetto. "Take five", "A night in Tunisia" ed altre sorprese faranno piacere a chi magari non è appassionatissimo di jazz in senso stretto, e preferisce un'impostazione più classica (i quattro provengono dall'ambiente accademico), perché qui non c'è eccesso di improvvisazioni e virtuosismi, bensì cura preziosa nei dettagli armonici e nella visione globale dei pezzi. (Gilberto Ongaro)