recensioni dischi
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KIMIYA  "Il viaggio"
   (2017 )

Due amici musicisti si incontrano e traducono in musica l'alchimia del loro legame. Cosė nasce il progetto "Kimėya", unione dei jazzisti Pino Mazzarano e Peppe Fortunato. Vantano numerose collaborazioni con artisti pop e jazz, e i loro bagagli di esperienze vengono snocciolati nei brani dell'album "Il viaggio", cinque pezzi originali e quattro cover. Il loro stile č melodico, si sente la ricerca costante di melodie espressive. Il pezzo d'apertura "Il viaggio" presenta pianoforte, chitarra acustica, basso e il tema viene fischiettato. La serenitā pervade la loro scrittura, quand'anche velata di malinconia. Particolarmente intenso il crescendo di "Orient Express", dove la chitarra diviene elettrica, e continua a restarlo per la maggior parte del tempo. Altro elemento č una sobria eleganza nel reinterpretare brani pensati in origine in maniera pių giocosa, come "Ida Lupino" di Carla Bley che, forse per via della presenza costante di pad di tastiera, si fa pių seriosa. Stesso destino per "Out of control" dei Rolling Stones, che tocca lidi chillout, e la cui voce viene affidata a Sonia Addario. Al contrario, la soffusa "Infant eyes" di Wayne Shorter diventa un fusion rock accentuato. "Your land" e "Nena" rappresentano i momenti di scrittura pių delicata, specie nel secondo, dove spicca il sax soprano. "Wilde" č infine un jazz funk che raggiunge un groove accattivante degno di Carlton e Ritenour. Tra le cover c'č anche "A thousand years" di Sting, dove il tema principale č di nuovo assegnato alla chitarra elettrica, che cede perō poi la staffetta al synth nell'improvvisazione. Un senso generale di alchimia č stato raggiunto, e "Il viaggio" dei Kimėya č un viaggio tranquillo che celebra un'amicizia e ne trasmette il calore con la sola espressione musicale, senza il ricorso alle parole. (Gilberto Ongaro)