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SYLVAIN CHAUVEAU & CHANT 1450 RENAISSANCE ENSEMBLE  "Echoes of harmony - Early music reworked"
   (2017 )

Gli ambienti elettronici distesi di Sylvain Chauveau incontrano la musica antica, precisamente quella rinascimentale spagnola. Ad eseguire questo repertorio ci ha pensato il Chant 1450 Renaissance Ensemble, che assieme all'artista francese sono andati a realizzare l'album "Echoes of harmony - Early music reworked" uscito per Sub Rosa Records. Contiene 9 tracce le quali, a parte la prima, sono tutte somme di più brani, tratti dalla musica sacra e profana di autori vari, vissuti tra il 1400 e il 1500. L'ensemble è composto da voce maschile controtenore, la tipica voce acuta che si incontra di frequente in questo tipo di musica, due viole d'arco, liuto ed arpa. L'elettronica di Chauveau si inserisce in questo contesto entrando in punta di piedi, quasi con soggezione, e in alcune tracce è del tutto assente. Siamo così invitati ad un viaggio nel tempo, quando la musica non era ancora stata infarcita dal barocco, ma non era neppure stata standardizzata per l'eternità dall'Accademia dell'Arcadia (1690). Durante il periodo del Regno di Isabella di Castiglia, si potevano dunque ascoltare alcuni di questi brani. La melodia "O reyes magos" di Juan Del Encina (1496), viene rallentata, dilatata, così come per altri pezzi come "A los maitine era + Por unos puertos", dove dopo il terzo minuto Sylvain interviene con drones cristallini. In "Ave Virgo" la voce del controtenore, dopo essere stata accompagnata in uno stile coerente ai suoi tempi, viene avvolta da suoni sintetici notturni. Un gioco simile si avverte in "Pues que tu reina". L'effetto è quello di uno sfasamento dello spaziotempo, un'operazione molto più profonda di quello che potreste immaginare, se per caso state pensando a "Sadeness" di Enigma, dove i canti gregoriani incontravano una drum machine sincopata e sussurri di orgasmo. L'esperimento qui non è né irrisorio né dissacrante, anzi accosta una dimensione sonora più moderna a un'espressione rinascimentale, mettendo in risalto gli elementi più contemplativi di entrambe. La cosa è ancora più fantascientifica in "Vyrgen dina de honor + Quien vos dio", dove i due brani per viola e liuto sono separati da una lunga fase centrale di bassi drones lynchani, che creano una situazione di staticità surreale, e fungono da sogno incantato che raccorda due momenti di lucidità. In "Pues serviçio vos desplase" di Enrique gli elementi si mescolano: la viola d'arco subisce un'elaborazione nel mix, come se il suono venisse "intubato", mentre partono nuovamente i suoni cristallini di Chauveau. Quando la viola se ne va, siamo abbandonati a un minaccioso drone con sopra un sibilo acutissimo, che preparano l'ascoltatore all'arrivo di un arpeggio che, per come è inserito nella composizione elettronica, sa di rivelazione epifanica. Il dialogo tra musica spagnola del XV e XVI secolo con l'electro ambient francese continua negli altri brani, con esiti differenti, ma con lo stesso spirito pionieristico di andare alla ricerca di suoni del passato per confrontarli con quelli più significativi del presente. (Gilberto Ongaro)