recensioni dischi
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LINGUE SCIOLTE  "Neve"
   (2017 )

L'indie pop italiano è un mondo sempre più affollato, dove, è il caso di dirlo, i nuovi gruppi spuntano come i funghi. E' un ambiente esistente da almeno vent'anni, che rimanda al college rock inglese e americano, però in questi ultimi anni, da realtà alternativa ormai si è affermata come fenomeno di costume. Dall'Abruzzo ci provano le Lingue Sciolte a salire su questo treno, esordendo con l'album "Neve", che contiene tutti gli elementi per funzionare nella sua cerchia di potenziali ascoltatori: il target è chiaramente universitario. L'album si apre parlando di "Beatrice", ragazza che si trova nel momento in cui deve "scegliere la vita", senza che altri la scelgano per lei. Il cielo è "in sintonia col suo umore, un po' grigio, un po' azzurro, un po' che, dai, ora smette di piovere". Chi canta ne è innamorato, ma non ha il coraggio di dirglielo, e il testo termina sospeso: "Non gliel'ho detto e mai...". Restando in attesa della fine della frase, inizia invece il secondo brano, "Woody Allen". L'arrangiamento della canzone è caratterizzato da suoni allegri e leggeri di tastiera. "Adesso prendimi le mani e metti un film di Woody Allen". Il regista, amante di New York, è amato da molti studenti, per il suo umorismo al vetriolo a metà tra il rassegnato e il consolatorio; la sua visione è l'ideale per quel clima tra viaggi Erasmus e miniappartamenti coi mobili aggiustati con lo scotch. Le Lingue Sciolte, fedeli alla linea... ops, al proprio nome, dicono senza peli sulla lingua quel che pensano, anche quando si tratta di un pensiero fazioso: "Era mattina" racconta in prima persona delle vittime dei cosiddetti omicidi di Stato. "Sono morto ammazzato da un individuo in divisa, da quel balcone non mi son mai buttato (...) solo perché forse ero drogato (...) quell'estintore non l'ho mai tirato". Evidenti i riferimenti alla morte di Pinelli, Cucchi e Giuliani. E' comprensibile (e condivisibile!!!) la rabbia verso l'ingiustizia, e meno male che qualcuno ancora si ricorda di trattare di questi temi nelle canzoni. Tuttavia, come spesso accade, si cade nell'errore di prendersela col bersaglio sbagliato: "l'individuo in divisa" esegue gli ordini, e deve farlo altrimenti, se inizia a disobbedire allo Stato, sarebbe anche autorizzato a non rispondere ai cittadini in pericolo. Poi gli abusi di potere ci sono e vanno condannati, ma non mi si dia del reazionario se dico che bisogna stare attenti a non aizzare ancora una volta l'odio verso la categoria più operaia di tutte, alla quale Faletti ha dedicato" Signor tenente" (quella del celebre "Minchia, signor tenente..."). In ogni caso, anche se personalmente ritengo un'ovvietà dire "Non ci credete alle televisioni di Stato, raccontano solo cazzate", sono consapevole che non sia (ancora) lo stesso per molti che leggono certi giornali e assorbono passivamente i messaggi di certe emittenti... Di sicuro però quelle persone non capirebbero neppure gli argomenti della band! Col brano "Indipendente" ritorniamo al calore dei sentimenti e delle sorprese quotidiane, come quella del limone nell'insalata. Tema centrale è la timidezza della ragazza a cui è rivolta la canzone, e la voglia di iniziare a vivere questa storia, anche perché che senso ha non viverla? "Inutile programmare un'estate senza mare". Il caffè presente in questa canzone torna nella seguente "Solo di te", ancor più romantica, basata su appoggi di pianoforte e chitarra acustica, scritta mentre alle tre "continua a piovere". Una canzone che parla solo di te, "e soltanto di me che parlo di te". La timidezza della ragazza stavolta entra nella voce del cantante, mascherata dall'agitazione con la quale canta. E' una della canzoni che più funziona. Ancora meglio con "Neve", giustamente scelta come terzo singolo di lancio del disco con tanto di videoclip. Il testo è un nonsense fresco e simpatico che, tra cavatappi dimenticati nella lavastoviglie e docce compulsive, indica alle Lingue Sciolte la direzione dove probabilmente sono a più loro agio: "Sono giorni che penso a dei fiori, alla neve, alla neve che imbiancherà i tetti, i prati e tutti quei fiori". La voce ricorda quel tono naif di Tricarico, piacevole così come nell'ultimo pezzo, "Mi piaci solo d'estate", tra chitarra acustica, batteria soft e perle di poesia che fanno sperare in un miglioramento nella scrittura dei testi: "Sai quante lacrime ha asciugato questa Terra?". Come "Beatrice", anche questo testo finisce sospeso, e nel complesso "Neve" resta un prodotto godibile, se si sorvola sulla presa di posizione politica forse un po' ingenua. Gli aspetti più positivi sono quello poetico e romantico, e vanno approfonditi. (Gilberto Ongaro)