recensioni dischi
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CLAVER GOLD  "Requiem"
   (2017 )

Il 30 novembre è uscito “Requiem”, terzo album di Claver Gold, all’anagrafe Daycol Orsini, classe 1986, rapper marchigiano che da alcuni anni è riuscito a imporsi nella scena hip hop italiana. Uno dei pregi di quest’artista è la sua capacità di mettere d’accordo le due scuole principali del rap in Italia: il new e l’old school, grazie soprattutto alla sua tecnica di scrittura, in cui parlando di sé in prima persona riesce a descrivere spaccati di vita al cui interno si rispecchiano moltissimi dei suoi ascoltatori, e al suo flow, caldo e preciso nello scandire le rime e gli incastri sulla base. In questo lavoro si conferma quanto già mostrato nel 2014 con “Mr. Nessuno” e soprattutto nel 2015 con “Melograno”. Ormai Claver è riuscito a crearsi uno stile facilmente riconoscibile in cui si distingue in particolar modo la peculiarità e l’onestà con cui mescola cultura artistica, vita di strada, tossicodipendenza (“se dico spade io non parlo mai di carte madre”, dice riferendosi al periodo in cui faceva uso di eroina), relazioni personali riuscendo, partendo dal suo micro – la sua vita vissuta, a parlare del macro – la vita di tutti quanti noi. Il 31 ottobre è stato caricato su Youtube “La Notte Delle Streghe”, terzo brano e singolo che ha anticipato l’uscita dell’album “Requiem”, composto da quindici tracce, due skits e diversi feat di rilievo. Il disco comincia con “Dies Irae”, titolo che richiama un famoso inno liturgico medievale, per quest’occasione recitato dal rapper Murubutu (artista con cui Claver Gold aveva già collaborato in passato). È con “Balla Coi Lupi”, prima canzone vera e propria del disco, che il rapper ci dà il bentornato nel suo mondo, presentandoci una sintesi di quella che è stata la sua vita fino a oggi: tornano i riferimenti alle zone popolari e alla povertà in cui è cresciuto, alle difficoltà della vita di strada nella continua ricerca di una salvezza che si presenta possibile ma non arriva. “Ricordati Di Ricordare” si ispira al libro e film “La versione di Marley” – ma per certi versi può richiamare anche “Eternal Sunshine of the Spotless Mind”, col suo ripercorrere e agganciarsi ai ricordi di un amore perduto nell’incapacità di separarsene davvero. Col quinto pezzo arriva l’atteso featuring con Fabri Fibra, nel quale i due artisti ripercorrono i loro inizi di carriera: fa piacere ritrovare un Fibra che rappa col suo vecchio flow, distaccandosi dallo stile commerciale che l’ha contraddistinto negli ultimi anni. “Requiem 55” è il pezzo che dà il titolo all’album ed è una sorta di lettera conciliatoria dove l’autore riconosce i principali sbagli commessi nella sua vita, scusandosi con chi gli è stato vicino (genitori, fratelli, amici) per il dolore causatogli. Dopo “Quando Sei Con Lui”, canzone su un amore finito più che con una donna con l'eroina, abbiamo il blocco più consistente di featuring con altri artisti (7 tracce di fila che ospitano la collaborazione con Davide Shorty, StephKill, E Green, Lord Bean, Ghemon, Tmhh e Rancore) che corrisponde, in parte, anche con alcuni dei brani più deboli del progetto. La qualità della metrica di questi pezzi non si discute, ma la pregnanza delle parole, la capacità di creare immagini uniche in cui rivedersi e quell'abilità di scrivere testi da cui possono venire estrapolate frasi come aforismi a getto continuo viene un po' meno: “Notte Di Vino”, “Uno Come Me”, “Un Motivo”, “Prima Di Decidere”, sono tutt'altro che pezzi brutti o banali, eppure manca quel qualcosa in più in grado di renderli veramente significativi. Con “Non C'è Show”, e soprattutto con “Libertà”, il tiro si raddrizza e il livello torna quello che ha reso Claver uno degli artisti e parolieri più amati della scena rap in Italia. E' proprio da “Libertà” che si può estrapolare il fine ultimo di quella che è la volontà di Claver come autore: “Racconto storie tristi come fanno i veri artisti / Forse è per questo che funziono ma non vendo i dischi / Alcuni amici eran teppisti o stupidi arrivisti / Altri se li è presi l'eroina e non li ho più rivisti / Dimmi tu che racconti delle scarpe nuove / Del tuo fan più grande, forse è nato nel 2009 / Io che racconto di me stesso quando fuori piove / Per chi ancora è libero e sorride quando si commuove”. L'ultimo dei feat presenti è “Il Meglio Di Me”, canzone scritta ed interpretata insieme al rapper di origini egiziane Rancore e, come è giusto aspettarsi quando a collaborare sono due artisti di questo livello, le aspettative createsi non vengono deluse: l'autoriflessione su sé stessi e su quello che si è fatto e si vorrebbe fare è profonda e lucida, portata avanti attraverso le continue domande di un ritornello che è tutto tranne che confortevole e conciliatorio. La qualità resta alta anche negli ultimi due brani da solista che concludono ''Requiem'': “Luca” è la dedica ad un amico d'infanzia con cui Claver ha condiviso tutto ciò che ha caratterizzato la sua adolescenza – le prime rime, i primi amori, le prime esperienze con la droga; “Carpe Koi” è un’altra analisi di vita passata per un artista che sembra non poter fare a meno di ricordare il passato per poter capire ed affrontare il presente. L'Outro conclusivo è uno skit composto da un riassunto di frasi presenti nei vari brani e saluta l'ascoltatore con un sunto del viaggio avvenuto nel mondo di Daycol. In un'intervista per il quotidiano “La Stampa” Claver Gold dichiara: “''Requiem'' per me rappresenta la colonna sonora dei miei ricordi, la colonna sonora del film della mia vita. Il requiem è una messa secondo il rito liturgico della chiesa cattolica eseguita e celebrata in memoria del defunto, per me è la stessa identica cosa, è la mia messa, la mia canzone dedicata ai ricordi, alle persone che ho perso, ai vecchi amori e ai vecchi amici”. È proprio ciò che si percepisce ascoltando questo disco che, perciò, può essere tranquillamente definito come un progetto riuscito, coerente e consapevole. A chi non piace questo genere musicale potrà risultare difficile entrare nel giusto mood già dal primo ascolto, ma per chi già conosceva Claver per i suoi lavori precedenti, o comunque ha un minimo di dimestichezza con l’hip hop italiano, questo disco risulterà essere una bella conferma e/o scoperta. Sarà interessante vedere la direzione che Claver prenderà con il suo prossimo progetto ora che ha saputo comporre un requiem catartico per tutto ciò che è già avvenuto ed è già stato. Se ci sarà una rinascita (per l'artista e, soprattutto per l'uomo) o “questi fantasmi torneranno anche solo per noia”, potrà dirlo solo il tempo, intanto noi possiamo continuare a riascoltarci ''Requiem'' e riflettere insieme a lui su cosa ci ha portati fino a qui, chi siamo stati e chi vorremmo diventare. (Bianca Bernazzi)