recensioni dischi
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PAUL WELLER  "Studio 150"
   (2004 )

Dall’inizio del 2004, quest’album era già leggenda. Il modfather trasloca ad Amsterdam, dove si chiude negli Studio 150 insieme agli ormai collaudati Steve Craddock (chitarra), Damon Minchella (basso) e al fido batterista Steve White. Sezione fiati aggiunta sul luogo e l’idea di registrare un album di sole cover: quanto basta per onorare il contratto nuovo di zecca firmato direttamente con Richard Branson. Weller ha carta bianca assoluta: ecco perché 'Studio 150' suona a tratti come un demo autoprodotto (con stile) e la scelta delle cover alterna note passioni (“The Bottle”di Gil Scott-Heron, “Close To You” di Burt Bacharach, “Hercules” di Aaron Neville), momenti Style Council (“Wishing On A Star” delle Rose Royce e “Thinking Of You” delle Sister Sledge), chicche northern soul (“If I Could Only Be Sure”di Nolan Porter, un classico da mod party), stravolgimenti brit pop (“One Way Road” degli Oasis in stile Dr.John a New Orleans) e finaloni gospel funk alla 'Heavy Soul' (“All Along The Watchtower”di Bob Dylan e “Birds”di Neil Young con i cori di Carleen Anderson). Stavolta Weller l’ha fatta grossa: 12 cover con almeno la metà all’altezza degli originali, e in alcuni casi addirittura meglio, non è roba di poco conto. Certo che se tutto l’album avesse il tiro dei primi quattro brani, allora avremmo di fronte l’ennesimo capolavoro di Paul. (Francesco Gazzara)