recensioni dischi
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GIL HOCKMAN  "Becoming"
   (2018 )

Si dice spesso che i dischi pubblicati a fine anno non godano dell’attenzione che meriterebbero, perché la stampa di settore è solitamente impegnata a riassumere un anno in una rigida classifica. È, probabilmente, quanto accaduto anche a “Becoming” di Gil Hockman, probabilmente uno dei lavori di stampo cantautorale più belli del 2017. La bellezza di “Becoming” sta nella ricercatezza delle soluzioni musicali, che includono un ampio ventaglio di generi. Paradigmatica è l’opener, “The Days Of Our Lives”, infarcita di morbidissimo folk nelle fasi iniziali, poi caratterizzata da una mirabile fusione di blues ed elettronica, scandita anche da un assolo di batteria nella fase finale. Il pop e il folk si incontrano ancora in “Untitled” e “Monday 7 September”, impreziosita dalla collaborazione con Julian Redpath. Ma il disco scorre fluido anche quando l’accompagnamento si fa minimale (“Somewhere Else”), quando è il blues a dominare (“Talking To A Man”), o quando sono classiche soluzioni sospese fra folk e cantautorato a cullare la voce di Hockman (“Top Of The Hill”). I due brani successivi vedono ancora un sapiente uso dell’elettronica (“Rope_ankle” e “Coming In”), mentre le due gemme in chiusura (“Dreaming” e “Scheming”) tendono a fondere un po’ tutti questi elementi, esattamente come faceva l’opener. “Becoming” di Gil Hockman è un disco coraggioso, perché i fruitori abituali del genere non sono certo abituati a un certo tipo di sonorità, che sono, però, qui amalgamate in maniera pressoché impeccabile. È per questo che “Becoming” rischia di essere una delle uscite più sottovalutate dell’anno appena trascorso. (Piergiuseppe Lippolis)