recensioni dischi
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STEFANO ARTIACO  "Passato & presente"
   (2018 )

Il mondo riconosce la musica italiana soprattutto quando avverte lo stile napoletano. Nemo propheta in patria, si dice, ed è il caso di Stefano Artiaco; artista attivo fin dal 1993, ha esordito nel Benelux e ha gradualmente riscontrato un successo all'estero, e l'Italia si è accorta di lui successivamente. Il modus operandi di Artiaco però non è quello tamarro di racchiudere il neomelodico in basi dance. La sua esperienza da cittadino del mondo gli ha permesso di creare un'identità dal sound ricco, internazionale ed esportabile. L'album "Passato & Presente" contiene alcuni suoi singoli di successo degli anni Novanta, che ancora risentono di quell'arrangiamento fatto di archi di tastiera un po' stagionati; come "Mirò", che inizia con un carillon ma poi fa sentire dei tappeti, così fortemente inseriti in quel contesto dei Muvrini, che con la voce di Sting facevano conoscere "Fields of gold". Il ritornello invece ha echi di Mango. Artiaco ha ripreso anche quella tradizione, tipica degli anni '60, di italianizzare brani famosi, non però traducendo letteralmente le parole in inglese ma creando ex novo i testi. E così, "Honesty" di Billy Joel si trasforma in "Nathalie", in cui oltre al diverso arrangiamento, c'è anche la firma dei tipici vocalizzi meridionali, gli abbellimenti attorno alla melodia principale; "All by myself" di Eric Carmen diventa "Senza di lei", un'interpretazione sentita ma che non porta differenze significative, mentre "Rain and tears" degli Aphrodite's Child prende una piega world music, con la batteria elettronica e l'intro di shakuhachi sintetizzato, così caro a Peter Gabriel. Il ponte a sorpresa è rappato, e l'innovazione arriva anche nell'arrangiamento più moderno del nuovo singolo "E le stelle brillano", che con il suo salto d'ottava nella melodia del ritornello, cerca di farsi spazio tra i classici della musica italiana, anche attraverso un testo diretto e semplice:"Ti amo, sembrerà banale ma ti amo". Altra cover degna di nota è quella di apertura, "Ti regalo un sorriso", un testo positivo e incoraggiante, diverso dal brano originale francese di Dewitte "J'ai encoré rêvé d'elle", ma che riporta alla memoria il suo orecchiabile ritornello, datato 1975. E tra passato e presente Artiaco si dimostra anche attento alla situazione mondiale, con la sua canzone "Edchizem", dall'arrangiamento e dalla melodia arabeggianti. Questo perché il pezzo è dedicato ad una "nazione" che ancora non esiste sulla carta, ma che esiste come popolo, quello del Kurdistan, perseguitato da tutti i confini. "Il cuore non può cancellare la rabbia e la violenza di una strage. Porta con te le giornate di sole, non sarai mai schiavo di un gioco assurdo, porta con te una danza d'amore, non morirai solo perché sei curdo". La visione di Artiaco è chiaramente quella del sognatore pop, e con tale ideale scrive nel 2009 un pezzo degno del Live Aid: "Gli uomini del mondo", presente nell'album anche nella versione inglese "All the people in the world". Una melodia all'italiana affiancata dal didjeridoo australiano che accompagna la canzone: "Russi arabi e cinesi, palestinesi ed americani, e negli occhi e nelle voci la speranza che da domani tutti gli uomini del mondo si sentiranno uguali". "Un amore bianco, quando è appena nato, un amore stanco quando china il capo" è invece il suggestivo verso che introduce "Mille amori", canzone dall'accento ritmico ed enfatico di Cocciante, con tanto di assolo di chitarra struggente. L'album ospita anche la canzone napoletana "O' sole" di Sal Da Vinci e Federico Salvatore, ed è chiuso da un'"Ave Maria" riarrangiata da Alterisio Paoletti, cantata da Artiaco con entusiasmo. Oltre a pianoforte ed orchestra che seguono Bach, Gounod e Schubert, la catarsi qui arriva con batteria, basso e coro. Un finale coerente con il trasporto emotivo che vuole comunicare Stefano dal primo all'ultimo brano, in un pop che agli italiani sembrerà tanto familiare, ma che va ascoltato con le orecchie dell'uomo sulla Terra, slegandosi dai propri confini. (Gilberto Ongaro)