recensioni dischi
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ALBERTO LA NEVE & FABIANA DOTA  "Lidenbrock - Concert for sax and voice"
   (2018 )

Il compositore e sassofonista Alberto La Neve, assieme alla cantante Fabiana Dota, concepiscono un un'interpretazione musicale del romanzo "Viaggio al centro della Terra" di Jules Verne, focalizzandosi sul protagonista, il professor Otto Lidenbrock. L'ispirazione dà vita all'album "Lidenbrock - Concert for Sax and Voice", costituito da quattro tracce in cui la vena sperimentale di La Neve fa incontrare il jazz con melodie ammiccanti alla musica etnica, perlomeno ai suoi stilemi da colonna sonora. La Neve utilizza la loopstation per creare fondi ritmici con il sassofono, per poi creare l'arrangiamento e improvvisarci sopra; l'attrezzatura elettronica permette anche alla Dota di giocare con la propria voce, creando effetti di eco, riverbero e sdoppiamento che arricchiscono un timbro già di per sé ben controllato naturalmente. "Dèpart" ha un tema centrale vivace e scherzoso per il sax, e tra un'omoritmia vocale e vocalizzi lunghi ed effettati, sentiamo Fabiana parlare sottovoce delle stranezze del prof Lidenbrock, come una studentessa: "Lo so, ha un caratteraccio (...) professore cosa sta facendo?". La costruzione armonica rende bene l'aspetto fantasy dell'ambientazione. "Islande" ha un ritmo più dritto, ma guadagna in tensione. Fabiana marca l'aspetto folk della sua tessitura melodica, tra accenni celtici e baschi. Dopo il quarto minuto, il ritmo si arresta e voce e sassofono si rincorrono armonicamente, restando comunque omoritmici. Ed ecco il primo vero e proprio assolo jazz di Alberto, inciso sopra un riff swing. La perizia virtuosistica però non ci permette di deviare l'ambientazione mentale a New Orleans, restando invece sui binari narrativi, grazie alla voce che continua ad affiancare a più riprese l'improvvisazione, con quel trucco che le sdoppia la voce. E ci addentriamo in "Sneffels", il vulcano dove, secondo il romanzo, c'è l'ingresso per il centro della Terra. La melodia iniziale è diversa, ma ha delle somiglianze con la precedente di "Islande". Sarà l'utilizzo della scala misolidia, che dona quell'aria di mistero tra sesto e settimo grado, sparsa in tutto il lavoro. Si nota in certi momenti un effetto phaser sulle note basse di sassofono, che fungono da drone. C'è acqua che scorre, poiché nel viaggio fantastico di Verne i protagonisti incontreranno pure un mare. La Neve utilizza anche dei soffi d'aria nel suo strumento, messi in reverse, creando così una situazione psichedelica. In quest'allucinazione sonora, Fabiana pronuncia la traduzione del crittogramma runico presente nella pergamena trovata da Lidenbrock. Un altro assolo di sax e voce interrompe la narrazione, accentuandone però il carattere enigmatico e intrigante. Stavolta i due non sono all'unisono, intrecciano due stili diversi di improvvisazione. Chiudono la zona improvvisata delle gravi e inquietanti note lente e lunghe, che dall'agitazione riportano a una calma apparente, ripetendo il tema principale con ancora quell'effetto phaser straniante; ma ora è il momento di tornare a casa con "Retour". Tra sfrigolii di ottone e risucchi d'aria, La Neve e Dota suonano e cantano un'aria ben ritmata, ma dall'andamento melodico incerto, come se tirassero le somme di quel che nel viaggio hanno visto e provato. La voce stavolta improvvisa in maniera incisiva al centro del brano, sovrastando il saxofono solista. Verso il termine, Fabiana pronuncia parole di epilogo: "Verso le mie cose, casa, solo vecchie robe..." e si riprende il tema iniziale di "Depart", ma cambiandone l'ultimo accordo, che resta così aperto e fa terminare l'album in sospensione. Cos'ha imparato Lidenbrock da questo viaggio? Il ritorno alla vita quotidiana è uguale a prima, o qualcosa è cambiato? Alberto La Neve & Fabiana Dota hanno inciso un viaggio sonoro il cui fascino aumenta con il ripetersi degli ascolti. (Gilberto Ongaro)