recensioni dischi
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PALAIS IDEAL  "No signal"
   (2018 )

Dall’Olanda arrivano i Palais Ideal che, con “No Signal” (uscito per Dark Vinyl Records), riattaccano i fogli a più di trenta calendari che troppo velocemente abbiamo strappato, mese dopo mese, senza accorgecene, presi dalla nostra frenetica quotidianità. Torniamo, quindi, agli inizi degli anni ’80, quando new wave e post-punk si ergono sulle ceneri di un progressive e di un rock che poco ha da offrire, nonostante punte di storica eccellenza. Attraverso l’uso di strumenti vintage e un look che rispecchia perfettamente le atmosfere di questi anni di novità, i Palais Ideal, in 11 tracce, fanno assaporare ai cultori degli storici Ultravox, The Cure, The Sister Of Mercy o ai giovani appassionati degli Editors, un sound energico che permette di fare da ponte tra generazioni. Richard Van Kruysdijk (basso, synth, programmazioni, chitarre e cori) e John Edwards (voce, chitarra, programmazione e synth) sono dirompenti nel proporre “No Signal” la cui opening track è “Crossfade/ Dissolve”; si scorre lungo un sincero post punk e un'accattivante new wave fino alla title track che chiude l’intero lavoro. Poco altro da dire sui singoli brani, caratterizzati dal contrasto tra le voci calde e arrangiamenti con le “gelide” e “finte” (così verrebbero definite dai non amanti del genere) sonorità di synth e programmazioni. “No Signal” offre un sapiente ritorno al passato, non per un rispolvero nostalgico di vecchi vinili, accatastati chissà in quale polverosa stanza o chiusi in scatole di cartone e relegati in cantina, quanto per rendere questo genere sempre attuale, emozionante e cerniera tra coloro che ne hanno visto la genesi (gli adolescenti degli anni ’80) e coloro che oggi si ispirano a quei modelli. Passando per “Stellar Mass” e scorrendo lungo brani ipnotici come “Deity” o la stessa title track, ci si rende conto di essere di fronte ad un disco che i cultori del genere non possono non possedere e ascoltare con meticolosa cura. Pur affondando le radici in un passato più o meno recente, brani come “Remains” o “Black Noise” guardano al presente e prendono la loro linfa vitale dagli Editors, mentre uno dei pezzi più interessanti è (parere personale ovviamente) “The Book Of Lies”, che con le sue atmosfere rarefatte si tinge di un dark in stile The Cure. “A Black Noise”, con i suoi sette minuti, non annoia e lascia spazio a lunghe virate che rasentano il rock con i momenti solistici della chitarra elettrica, e si oppone ai frenetici quasi tre minuti di “Resistance”, che sembra strizzare l’occhio ai Clash. Nel complesso, quello del duo dei Palais Ideal, è un lavoro molto interessante che non scontenterà gli amanti di sonorità sintetizzate nella loro quasi quarantennale evoluzione. (Angelo Torre)