recensioni dischi
   torna all'elenco


JAAP BLONK & TERRIE EX  "Thirsty ears"
   (2018 )

Abbiamo affrontato in passato Terrie Ex, il chitarrista che su YouTube si vede suonare col cacciavite, oppure strofinando lo strumento al muro... Aveva già collaborato con Ab Baars, che come lui giocava col suo sassofono in maniera improbabile. Come si può dire, tutto questo era dada. E lo è ancora adesso, adesso che per questo nuovo lavoro "Thirsty Ears" Ex collabora col performer vocale Jaap Blonk, già interprete di varie "cose", fra le quali un'opera per voce del cubista tedesco Kurt Schwitters. Probabilmente questo incontro è più fruttuoso del precedente, perché se con Baars l'unica spiegazione possibile era che... ci stessero prendendo in giro, come Duchamp con la sua Fontana, adesso con le follie orali di Blonk, che si cimenta anche nell'elettronica, le trovate di Terrie Ex trovano la loro ragion d'essere. Le programmazioni, se così si possono chiamare, di Jaap, altro non sono che rumori aleatori, come quelli generati da un chaos pad. Le tracce "Cratchy" e "Gilded flurries" dimostrano questo approccio, dove a fianco a bolle sintetiche, riverberi ed elaborazioni distorte della voce di Jaap, si possono ascoltare le note stonate sulle corde perennemente scordate da Ex, che suonano come battere una pentola mentre la si riempie d'acqua. L'effetto è esilarante, per chi si ricorda quella voglia di ridere di nulla che si ha da bambini, con i suoni di una molla che fa deong. Da adulto, persona seria e cinica, tutte queste cose diventano una tortura. Il meglio però si ottiene quando Jaap Blonk si attiene alla sua specialità, ovvero lo sfruttamento totale, e a tratti violento, della propria voce. Tracce come "Sound" e "Let's go out" lo fanno ascoltare mentre parla ancora in maniera intellegibile, come una voce recitante; e siccome le parole sono poco rassicuranti, così come il tono disagiato, la chitarra distrutta di Terrie si sposa bene. Ancora meglio (cioè peggio) in pezzi come "Some Hubbub", dove Blonk lascia stare le parole di senso compiuto per lanciarsi in grammelot più estremi di quelli del nostro caro indimenticato Dario Fo: striduli, rumori gutturali, sforzi animaleschi, balbettii come quelle dei Trashmen in "Surfin' bird". Il brano più ansiogeno di tutti è "Netherbends" dove i lamenti sembrano di un internato che soffre, fino a imitare un Paperino isterico in "Who's knocking?". Che dire, se Terrie Ex cercava di ottenere la produzione più improponibile e fastidiosa possibile, con Jaap Blonk l'obiettivo è stato proprio raggiunto. In fondo, questo è il dada: più ne parli male, più per il dadaista è un apprezzamento... (Gilberto Ongaro)