recensioni dischi
   torna all'elenco


C.KOBI, W.IKEDA, T.SUGIMOTO & Y.IKEDA  "Atta! (I have just found it)"
   (2018 )

Se le avanguardie sono il vostro pane quotidiano, o se vi piacciono le sfide, leggete. Il compositore svizzero Christian Kobi decide di registrare un album dal nome "Atta! (I have just found it)" che contiene 5 tracce, di cui "1", "2", "4" e "5" sono totalmente dedicate al sassofono solista, soprano in "4", tenore nelle altre. Kobi dichiara che il suo lavoro esplora le relazioni fra suono, silenzio e spazio. Difatti la registrazione non poteva essere che live, visto l'elemento imprescindibile dell'accadimento, dell'happening sonoro. C'è poco da descrivere: in "1" il sassofono esegue note lunghe indugiando sul vibrato, in "2" gioca con gli armonici, in "4" emette battiti fastidiosi tramite i soffi, come se sputasse nello strumento, e in "5" accadono un po' tutte e tre le situazioni, sommandole e raggiungendo una performance perlomeno narrativa, per quanto si tratti di una narrazione astratta, con tanto di note acute e sparate a massimo volume verso il termine. Per ultimo c'è "3", la traccia in mezzo, che dura diciotto minuti, dove Kobi è accompagnato da compagni di merende giapponesi: Wakana Ikeda al flauto traverso, Taku Sugimoto alla chitarra e Yoko Ikeda al violino. Del quartetto si sentono bene le note stridule acutissime del violino di Ikeda, e le longae di flauto, oltre che i soffi di Kobi al sax. Se Taku Sugimoto sembra non pervenuto con la sua chitarra, bisogna cercare tra i suoi lavori per capire che lui quasi non suona: composizioni come "Guitar Quartet - Stay IV" o "Music for Violin, Cello and Piano" sono registrazioni di silenzio quasi totale; gli strumenti vengono toccati per uno o due secondi, restando fermi anche per diversi minuti. Questa estremizzazione dello scherzo di Cage di "4:33" da parte di Sugimoto, trova terreno fertile nella complicità di Kobi. Filosofeggiando, si potrebbe dire che utilizzando il lato musicale "pieno" in questo modo, si fa apprezzare tanto il "vuoto", si apprezza il silenzio perché si è costretti ad ascoltarlo, nell'attesa che accada qualcosa. Però ad essere onesti, ci si chiede dove una simile scelta possa condurre l'avanguardia. (Gilberto Ongaro)