recensioni dischi
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UDP (UNITA' DI PRODUZIONE)  "Abisso"
   (2018 )

"Unità di produzione" è una canzone dei C.S.I., proveniente dal fondamentale album "Tabula rasa elettrificata". Ed infatti, gli Unità di Produzione, oltre ad omaggiare il pezzo, sono una band che riporta quel sound e quell'atmosfera del periodo creativo più maturo di Ferretti (con il cantante e bassista Elvis Ghisleni ispirato da Gianni Maroccolo, per quanto riguarda il proprio strumento). I testi del nuovo album "Abisso" contengono elementi dark ed esistenziali, con temi opposti ricorrenti, quali ambizione e delusione, merito e fallimento. E' presente anche una certa attenzione montaliana a inserire oggetti concreti nei testi: "sacchetti di iuta", "tripudi di limone", macerie e ossa. Tuttavia, la concretezza è sempre accompagnata dal simbolismo: in "Schiacciasassi" (dove lo schiacciasassi è il basso, che suona bicordi) il testo recita: "Lente nubi si schiantano su catene di monti, che ci sovrastano per rimembrarci la nostra vacuità". E poi dolore in "Intenti", con "lacrime e sudore che rigano il candore della tua pelle" e morte in "Deserti", tra "fameliche zanne", "mani che si lacerano" e "orde di iene inferocite" che "s'accalcano al capezzale". Rievocazione storica in "Annibale", immaginando la traversata con gli elefanti e la perdita della guerra. La mistura tra chitarra, basso e batteria è cangiante ma pressoché uniforme; è invece la voce l'elemento più imprevedibile. In certi pezzi canta su note gravi e con un'interpretazione quasi asettica, come in "Amami macchina", mentre muta in un timbro acuto e stridulo in altri come in "Giù la testa"; nella brevissima "Dizione e disciplina" emette urla folli. Il rock della band è arricchito in certi punti da suoni elettronici digitali di tastiere, che fanno riemergere l'intento darkwave degli esordi. Gli UDP dicono di aver creato musiche volutamente difficili, con scelte inusuali come l'accordo diminuito ribattuto in distorto dalla chitarra in "Raffinatezze", mentre sopra vocalizza la corista Serena Caponera, tra gli ospiti nel disco. Invece l'ultimo pezzo, "Azzardo", riprende quel ritmo dritto e costante della new wave nostrana degli anni '80, che ricorda un po' i Diaframma. Si tratta della canzone dalle parole più aggressive e accusatorie: "Pittoresca furia tribale, in cambio della lapidazione domenicale". Il ritornello dimezza il tempo e ospita un pianoforte, che fa virare la canzone su lidi indie rock. Interessante un passaggio con verso celato: "Regole, supremazie, onori acquisiti (dall'alto)", dove "dall'alto" viene pronunciato solo dalla voce femminile nel coro. La canzone, nonostante la flemma tipica del post punk, termina bruscamente con una terzina energica. Questo "Abisso" è un affascinante abisso che nasconde tanti particolari, che emergono solo con ripetuti ascolti, e che nonostante le spigolosità riesce a farsi ascoltare senza troppa fatica, lanciando così impunemente messaggi forti. (Gilberto Ongaro)