recensioni dischi
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KEROUAC  "Ortiche"
   (2018 )

Giovanni Zampieri è un ventunenne veneto, studente di sociologia e giovanissimo cantautore, che ha scelto Kerouac come moniker e da pochissimo ha debuttato con “Ortiche”, la sua opera prima, che raccoglie nove tracce scritte nel corso degli ultimi quattro anni. Per quanto concerne l’aspetto meramente musicale del disco, Kerouac sceglie un approccio sempre più condiviso nel panorama del nuovo cantautorato, in rottura con gli schemi classici della tradizione nostrana e non solo. Kerouac propone soluzioni sospese fra tensione acustica e modernità elettronica, con basi che a tratti mostrano una certa vicinanza anche all’hip hop o alla trap. Mancano i bassi, ma gli arrangiamenti rivelano un livello di cura che non è facilmente rinvenibile in album di debutto: i suoni spesso evocano il senso di freddezza e di distacco di chi non canta disinteressato, ma di chi osserva con severa lucidità e grande capacità di analisi dall’esterno, pur non essendo mai, di fatto, all’esterno. “Ortiche” è un album praticamente politico, quello di “Ortiche” è un cantautorato metropolitano, figlio del nostro tempo e del nostro modo di dipingere la realtà, come alcune scelte lessicali facilmente dimostrano. È un disco di rabbia, ma anche d’amore. Con quel pizzico di disincanto che è proprio di cantautori più navigati. “Angie” è il pezzo più riuscito del disco, coi suoi synth plumbei, e si contende lo scettro con “Maredentro”, costruito invece su un’ottima chitarra. Seppure ancora acerbo in alcuni momenti, “Ortiche” è un signor debutto: la scrittura e la cura per i dettagli sono quelle tipiche di artisti ben più navigati e la sensazione, proprio per questo, è che Giovanni Zampieri possa ancora crescere molto. (Piergiuseppe Lippolis)