recensioni dischi
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REFILLA  "Due"
   (2018 )

Dalla bassa padovana arriva un nuovo progetto che mescola un sound alt rock, dalle chitarre distorte, alle sonorità del rap più moderno, con la voce che fa in certi momenti utilizzo dell'autotune in maniera esplicita e stilistica, come i trapper più recenti. E all'interno di questo rock elettronico, c'è spazio per testi intelligenti che stimolano la riflessione verso noi stessi e il nostro ruolo in società. Loro sono i Refilla, che pubblicano un album che sa di manifesto programmatico: "Due". Il titolo fa riferimento alla figura del doppio, l'altra parte di sé che ritorna spesso e volentieri nella cinematografia post modernista, e non a caso la traccia introduttiva "Su il sipario" è un mix di citazioni provenienti da "Fight Club", "Trainspotting", dal Joker di "The Dark Knight", e "Donnie Darko". La fusione di stili si sente subito da "Era meglio prima", con chitarre da hard rock, rap alternato al cantato. L'eredità di Caparezza inizia a dare i suoi frutti, anche se i testi sono farciti di maggiore amarezza e minori indicazioni politiche. Le parole spesso si rivolgono ad un "tu" che al contempo può essere l'ascoltatore che va scosso, ma anche lo specchio che riflette chi scrive. "Revolver" parla di ricevere sette proiettili, ma chi spara ha lo stesso volto della vittima. La persona si sdoppia ed elimina la parte più ordinaria di sé, poiché non si distingue se è viva o morta: "La cravatta che ho al collo stringe il cappio del controllo". E quando esaurisce l'effetto dell'anestetico, ecco che il protagonista si scopre "Inadeguato" dove si trova. C'è un "germe che ha fame e non placo", che erode la maschera che ci fa mentire e rispondere "Mai stato così bene", titolo del pezzo successivo sull'ipocrisia e dal refrain accattivante. Che recita: "Ho visto cosa c'è nell'abitudine, un misto tra rassegnazione e inquietudine". Il ponte però, accompagnato da una sola chitarra elettrica pulita e riverberata, cambia la direzione del testo, facendo ammettere: "Non sto per niente bene". Quale sé ascoltare dunque? I Refilla ci dicono di scegliere "La parte peggiore di te", quella voce che trovi "nei più neri anfratti delle tue fobie". E' la parte forse più sincera, e va affrontata, senza volersi sentire degli eroi senza macchia. Anche perché, come dice il brano successivo "Nella media": "Non sei profondo, non sei speciale, è questa la tragedia, sei solo nella media". Questo pezzo è l'ennesimo attacco ai social, ce ne sono tanti in questi anni da parte degli artisti alternativi. Eppure questo è il più sincero, poiché invece che costruire una personalità superiore che si eleva da questi social sporchi e brutti, vi si inserisce ed ammette l'ovvio che nessuno vuole dire: "Ma è una questione logica abbastanza elementare, che il valore atteso di una popolazione è la mediocrità e tu non sei un'eccezione". Il brano successivo però contraddice le intenzioni moderatrici di questa. "Vita da spalla" scava nell'istinto di competizione insito nell'uomo: "Nessuno sogna nel profondo, la vita triste e insipida dell'eterno secondo". Tutto l'Lp è costruito su contraddizioni, dall'incontro fra suoni caldi e freddi e dal contrasto di senso tra testi diversi. Continua la dicotomia "Giocati dal caso", dove ci si focalizza sugli incontri casuali, sulla sensazione di vita in trappola "nell'illusione analgesica". Chi lo chiama caso, chi lo chiama destino, scegliendo una delle due parole si decide la propria visione. "Una vita da viaggio" si prende una pausa dal concept per celebrare il viaggio, il movimento, con la classica firma autoreferenziale da rapper nel ritornello: "Refilla is on the mic". Anche "Partire a settembre" si discosta dal concept con un refrain un po' ruffiano, ma che ci vuole, in mezzo a questi spettri che ci scrutano. C'è anche spazio per l'ironia: "A settembre nessuno dovrebbe partire (...) l'estate è finita ed è già troppo dura, staccarmi dai miei adorati bermuda". E come Caparezza sente il ticchettio del tempo che passa in "E' tardi", anche i Refilla ripetono l'operazione in "Failure Blvd", però con più cattiveria: "Quando conti gli anni, più danni che fatti (...) rinnego i miei errori e vengo a farvi fuori, mi sazierò di voi e dei vostri incubi peggiori, mi sazierò dei vostri difetti e dei vostri alibi, la verità fa male a tutti meno che a noi sadici (...) dimmi quanto è lunga questa strada per l'inferno". L'outro è un incontro di suoni in reverse, con una citazione di "Paura e delirio a Las Vegas". Se non vi piace, a loro non interessa: "Sai che mi frega che alla gente questa musica non piaccia", ma i Refilla hanno scritto qualcosa che non è ciò che volete, ma ciò di cui avete bisogno. (Gilberto Ongaro)