recensioni dischi
   torna all'elenco


DEBBIE GIBSON  "Out of the blue"
   (1987 )

La definirono, per via dei crocefissi e dei pizzetti, “la nuova Madonna”, con grasse risate provenienti da casa Ciccone: “se la mia erede è questa, campo cent’anni” avrà detto miss True Blue. Lei era una ragazzina tuttofare, che in effetti imitava un po’ il primo look della Madonnona nostra, ma stava su un livello di “physical attraction” molto più basso, con un naso a patata sotto la frangetta bionda e un target medio adolescenziale senza altre velleità. Ne fecero un derby con Tiffany, altra teenager uscita nello stesso periodo, ma lei aveva qualcosina di più. Intanto, era una – se si può dire – “cantautrice”, polistrumentista, e vai poi te a sapere se fosse vero o no. Genere pop-dance, pochi mesi prima che il virus rap-house invadesse il mondo: “Shake your love” sarebbe potuto essere un classico dei primi anni ’80, se fosse uscita un attimo prima. Ma bastò per farne un successone, mentre lei alternava singoli allegri con lentoni (“Foolish beat”, fatta apposta per le feste di fine anno scolastico, con la bella – o il bello di turno – che si trasferirà, e tu che hai perso l’attimo. Lacrime, e magari una Laura Pausini che ne prese ispirazione per le sue solitudini) restando sempre alta nelle classifiche. Nel disco, come un diario da liceale, una sfilza di ringraziamenti a cui mancava solo un “grazie al mio peluche” per completare l’opera. Si poteva ascoltare, in fin dei conti. Lei ci riprovò subito, anche se “Electric blue” non ebbe lo stesso impatto – eppure era la stessa identica formula! – e con il passare del tempo nemmeno il cambio di nome, da Debbie ad un Deborah più adulto, ne rialzò le quotazioni. Passata anche lei per le copertine di Playboy, tanto per continuare il parallelo con Tiffany, è stata vista recentemente su MTV, a presentare uno speciale sui teenagers di successo nella storia. Chissà che faccia ha fatto quando ha dovuto dire “al numero X, ci sono io!”. (Enrico Faggiano)