recensioni dischi
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SECOND YOUTH  "Dear road"
   (2018 )

Fuorviante forse, se confrontato col passato: ma è un torrenziale, arrembante, incalzante punkettaccio sbronzo quello dei Second Youth, quintetto anglo-italiano fondato nel 2015 da André Suergiu (già voce dei cagliaritani Gold Kids) e Dick Smith (The Legacy, quindi Runes insieme a André), amici di vecchia data e mestieranti di lungo corso su palchi di mezzo mondo. Co-produzione Indie Box Music/Demons Run Amok, “Dear Road” dista anni luce dall’abrasiva furia che in una nicchia ben protetta contraddistinse per un aureo periodo la produzione delle rispettive band di provenienza, tutte di area hardcore, violente e muscolari alla maniera di Fugazi, Gallows, Jawbox e così via. Il progetto Second Youth nasce così anche dall’esplicita volontà dei due leader di confrontarsi con le ancestrali ascendenze che li nutrirono venti o più anni fa, ripartendo dalla culla per riportare tutto a casa, compreso un modo nuovo di scrivere, suonare, proporsi. Ma come sempre, certa musica bisogna saperla fare: e quello che ingannevolmente si rischia di derubricare a sbracato compendio di frenetica ruvidità da sabato sera cela invece un’arte antica, fatta di scavo, ricerca, rifinitura. Echi di Gaslight Anthem, Millencolin, primi Green Day: niente più furia cieca né assalti a testa bassa, ma dieci tracce veloci dai suoni ripuliti, sparate a raffica con la lucida sfrontatezza di chi si è già abbondantemente (ri)messo in gioco. Sole vestigia conservate intatte, la consueta insopprimibile irruenza ed il canto frontale, sguaiato e arrochito di André, vero valore aggiunto del lotto. Il resto sono un pugno di canzoni dure come sassate, ciascuna delle quali ha il grande merito di ridisegnare una mappa perduta grazie agli indizi raccolti, riaffiorati a galla da un tempo che fu. A partire dalla luminosa veemenza dell’iniziale “Friday Night”, che sa già di classico prima ancora di nascere, passando per “This City” – avvio à la Clash infilato in una devastante tirata da Offspring – fino ad una “1992” che è puro Billy Idol, “Dear Road” è un inesauribile florilegio di idee che avanza corazzato tra chorus impeccabili, contrappunti urticanti e ritmi serrati, a suo agio come un bambino coi videogame. Si accende improvviso nella melodia di “Suzanne”, rallenta nel mid-tempo della ballata elettrica “Boots And Mohicans”, accelera nella scheggia ramonesiana di “Close”, raggiunge il suo apogeo nell’irresistibile progressione armonica di “Worst Case Scenario”, si placa infine nella title-track, che chiude il sipario su un’aria storta, corale e ubriaca, il commiato ideale prima di un’altra birra o della prossima pesca nel cesto dei ricordi. Un po’ come riscrivere la storia, almeno la propria: non è poco, non è da tutti. (Manuel Maverna)