recensioni dischi
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CONFINE  "Incertezza continua"
   (2018 )

Dalla metropoli di Cavarzere (il comune più a sud della provincia di Venezia) arrivano i Confine, giunti al loro secondo breve album, "Incertezza continua". Dopo l'esordio nel 2017 con "C.I.O.D.E." la band conferma il suo sound pesante che mescola hardcore punk a grind metal. Nei nuovi testi c'è un po' meno autoironia rispetto al precedente lavoro, ma proseguono le invettive alla religione, alla Chiesa e direttamente a Dio, oltre che autodistruzione ("Il fumo fa bene!"). E si potrebbe chiudere qui, visto che l'Lp di dieci pezzi dura poco più di dodici minuti. La brevità tipica del grindcore, senza giungere al record dei Napalm Death, si accoppia a riff hc e a testi tanto cupi quanto lucidi (da ''Franco'': "Datemi del pazzo, tanto è tutto vero / sono schiavo consapevole"). In mezzo a questo sguardo rivolto alla realtà, però, si insinua anche un inquietante elemento spirituale, ovvero la presenza costante del diavolo, che viene considerato non come metafora di un'opposizione a un sistema, bensì come un'entità presente, e simpatizzata chi sta urlando. Siete avvisati che sono presenti anche bestemmie esplicite, e il pensiero va subito ai Nerorgasmo in "Giorno". Qui il "rosario" viene fatto pronunciare alla "casa" nel testo di "Magone", che respinge il suo abitante in viaggio per la Germania, definendosi "un concetto sopravvalutato, stammi lontano". Se ne deduce un rifiuto di radici e punti fermi, barcollando consapevolmente disorientati nel mondo, tanto quanto gli Skruigners. La titletrack ribadisce questa condizione di continua incertezza, esacerbata anche dalla perdita di sé: "Defenestrato dal mio stesso ego, ho il suo fiato sul collo". Anche ne "La tesi" emerge l'oppressione: "Per sempre a capo di niente e nessuno, forse solo di me", ma in maniera più simbolica ne "La mia recita", nel quale il protagonista ricorda la sua prima recita, dove faceva la parte del re. La corona però era di pietra e pesava, era un ruolo dal quale scappare: "Abbassate quel cazzo di sipario e liberatemi dalla mia corona di pietra". Tale fuga dai ruoli prefissati è un elemento ricorrente, anche in "Maurizio IV", un ipotetico papa che abdica, salutando a modo suo: "Vi ringrazio, vi saluto, grazie al cazzo, fanculo!". "Pozzo strada" presenta un riff metal iniziale cadenzato e coinvolgente, ma poi lascia il posto all'hc più spedito. E in questo testo la domanda più odiata forse dalla band: "Fai hardcore-punk, rock o metal?". Ma rispondere a questo quesito non è un problema dei Confine. (Gilberto Ongaro)