recensioni dischi
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GAZE OF LISA  "Hidden"
   (2018 )

E' raro pescare, dal vasto mare della wave, qualcosa che non sembri un revival anni Ottanta, o un epigone dei Depeche Mode. E in questo caso i Gaze of Lisa ci riescono, creando un rock elettronico che mescola influenze in uno stile che loro definiscono "gray wave", con la parte di drum machine e digitale aggiornata ai giorni nostri; anche la chitarra elettrica sa sperimentare parecchio. L'Ep "Hidden" in cinque canzoni espone tutta la varietà timbrica e di intenzioni che il trio sa snocciolare. Già il primo brano "Decide my side" è ricco di sorprese: alterna un incisivo riff elettrico che comprende un sample in reverse di trombe, a fasi con cori di tastiera e arpeggiatore. "Never ending dreamer" ospita una melodia orecchiabile cantata nel refrain, ma sorprende la chitarra in wah che aggiunge al proprio effetto un suono "da tastiera" un'ottava in basso, creando un timbro psichedelico piuttosto interessante. Anche in "Alien" la chitarra gioca col tremolo, sopra ad archi synth ed altri suoni plasticosi. La voce qui si comporta in maniera diversa rispetto ai brani precedenti. Il timbro sembra più "ingrossato", virile come nei Tears for Fears. Però la conclusione spetta a questa simil orchestra che va all'unisono con la chitarra elettrica, e il mixaggio consente di apprezzare insieme tutti i colori nel loro giusto spazio in maniera caleidoscopica. In "Answer of time" spiccano il basso e gli appoggi ritmici funky, a fianco agli onnipresenti arpeggiatori sintetici. La voce nel bridge prorompe in un rap in italiano, dove emerge l'attitudine sopra le righe del frontman. Non sarebbe una cattiva strada il recupero della madrelingua anche nel cantato, finché si riuscirà a migliorare la pronuncia inglese. Però ciò che resta impresso è soprattutto questo felice incrocio di suoni rock e synth, che cerca di non imitare troppo i predecessori. "Under the same sun" chiude l'Ep con un'iniziale atmosfera riflessiva, per poi scatenarsi da metà in poi in una fase strumentale dove gli arpeggiatori raggiungono posizioni tridimensionali nello spettro sonoro, quasi come negli esempi di chi segue il manifesto accelerazionista. E sono affiancati da una chitarra calda, che con lo slide compie salti d'ottava, dando una sensazione finale davvero insolita e curiosa, nell'unirsi con l'altra parte della musica. Un Ep che lascia la voglia di saperne di più, per chi apprezza le sperimentazioni e la wave, ma che vuole superare finalmente quella tendenza nostalgica e piovosa. (Gilberto Ongaro)