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RITA ZINGARIELLO  "Il canto dell'ape"
   (2018 )

Tra le tante cose strane che adoro fare nella vita, quella a cui sono più “affezionato” è che, quando ascolto un disco nuovo, chiudo gli occhi e, se mi piace, faccio scorrere nella mia mente le immagini di un film, giocando così a farne la colonna sonora. Stranezze del mio carattere, ma sicuramente non sarebbe strano se “Il Canto dell’Ape”, il nuovo e bellissimo disco di Rita Zingariello, divenisse un giorno la nuova colonna sonora de “Il favoloso mondo di Amelie”. Proprio come il film di Jean-Pierre Jeunet, il progetto musicale della cantautrice pugliese ti cattura fin dalle prime note, e non si può che restare affascinati dalla dolcezza, dalla grazia, dalla semplicità e dalla gentilezza, con cui la voce di Rita Zingariello, cristallina e sincera, cattura sogni ed emozioni di ogni piccolo momento della vita quotidiana e di ogni intimo pensiero, facendoli rivivere nei testi delle sue canzoni. Per raccontare questo emozionante viaggio musicale, in controtendenza rispetto ad una canonica recensione, voglio partire dalla fine, perché è proprio nel finale del disco che, secondo me, si celano delle perle intimistiche, dove la nostra cantautrice canta con la voce dell’anima. “Risalire”, brano che troviamo anche nel precedente LP, è il “cameo” che chiude il disco e che ti entra nel cuore fin da subito, dove le pennellate delicate di chitarra e i semplici tocchi di Fender Rhodes si fondono ad un testo semplice e diretto, sussurrando al mondo un messaggio di speranza e, soprattutto, l’invito a rialzarsi e ripartire dopo ogni caduta che la vita riserva. Risalendo la corrente, si viene avvolti dalle dolci melodie de “Il Bacio con la Terra”, in cui una delicata partitura di archi impreziosisce un testo, esaltato dalle voce della Zingariello, dove una pioggia “catartica” ripulisce il dolore e fa ritornare il sereno grazie ad una libertà ritrovata e alla speranza di una imminente rinascita. Un brano che è una “pioggia” di emozioni, in cui la dolce voce di Rita, e l’eccellente arrangiamento dei musicisti che la accompagnano in questa avventura, ti fanno davvero sentire il buon odore della terra bagnata dalla pioggia. Ma è in “Simili e Contrari” che il mio animo è stato attraversato da un brivido, dove in un’atmosfera “gitana” si affronta, con estrema delicatezza ed affettuosa inquietudine, l’atavico rapporto tra padre e figlia, dove il primordiale bisogno di piacere e somigliare al padre cede il passo alle aspirazioni di una figlia e alle paura di deludere, ma la “buona” verità alla fine non farà mai male… e “rimane in una timida carezza il bisogno di piacersi”. Ed è un disco, questo, che piace davvero, in cui oltre ai testi poetici si apprezza una “certosina” ricerca negli arrangiamenti, dove vari generi musicali e varie sonorità si legano tra di loro in un equilibrio perfetto. Così accade che, dai ritmi gitani di “Simili e Contrari”, si passi ad un velato R&B in “Ribes Nero”, ornato nel finale da un originale coro gospel, fino ad arrivare a “Sicure Simmetrie”, brano permeato da atmosfere psichedelico-elettroniche che si uniscono elegantemente ai suoni acustici della chitarra. Nella parte centrale del nostro viaggio “fluviale”, si approda alla carnale e appassionata “Il Gioco della Neve” in cui, a mio parere, si raggiunge l’apice della bellezza: il tango si mescola alla perfezione a ritmi dubstep che, fondendosi all’onnipresente chitarra acustica e alla “popolana” fisarmonica, fanno da controcanto ad un bit che scorre impetuoso, riprendendo due tra i componimenti più belli ed intensi dei Gotan Project (“Santa Maria” e “Milonga de amor”). Una brillante intuizione artistica, che rende ancor più perfetta l’alchimia tra testo e arrangiamento, permettendo all’amore di sciogliere l’indecisione di un cuore sedotto, facendolo esplodere in tutte le sue passioni… costantemente in bilico nel suo equilibrio precario. I brani scorrono lenti ed avvolgenti come le acque di un fiume, una chitarra flamenca in “Preferisco l’Inverno” crea un’atmosfera intima e struggente, facendo da spartiacque tra le due “rive” del disco, che per un minuto e mezzo lascia l’ascoltatore libero di volare. Nella seconda parte del disco (in effetti la prima per chi ascolta!) la voce della Zingariello si fa via via sempre più fresca, i temi più leggeri ma mantenendo sempre quella profondità dei testi che caratterizzano l’intero LP. Si susseguono canzoni come “Spalanca”, una dolce ballata con richiami bluegrass, o “Senza nota sul finale”, un brano in cui si celebrano le piccole cose della vita, come il “leggiadro” sibilo di una matita che scrive su di un foglio di carta, o il guitalele, un semplice strumento musicale a metà tra chitarra e ukulele, che apre il brano per poi lasciare il pentagramma a note e suoni dub, tipiche della “Bristol Sound”, fino ad arrivare, nel finale, alla sognante fisarmonica che, sulle ali di un coro di voci femminili, ti trasporta lungo le sponde della Senna a fischiettare il brano e a godere della semplicità della vita. La fisarmonica continua a suonare e, unendosi all’eleganza degli archi e a sonorità acustiche pop/rock, introduce e accompagna in “Ballo Ferma”, l’ironica autobiografia della cantautrice, creando un’atmosfera fluttuante che sfocia, con ritmi country/folk, in “Il Canto dell’Ape”, un brano arioso che spalanca idealmente le finestra alla primavera, ai suoi profumi, alla buona musica d’autore e soprattutto alla leggerezza di “Amsterdam”, brano di apertura del disco e sorgente del “fiume” di emozioni che la nostra “Ape Regina” ci ha donato. Era da tanto tempo che non ascoltavo un progetto musicale in cui i testi fossero così al centro della canzone: Rita Zingariello è riuscita ad emozionarmi con le sue semplici verità, fatte di amori istintivi e passionali, fatte da piccole cose, dalla vita di tutti giorni, semplici verità raccontate da penne che scrivono impetuose come un fiume in piena su di un foglio di carta. Potrei scrivere infinite parole, perché infinite sono le sensazioni che “Il Canto dell’Ape” riesce a trasmetterti: finalmente un disco d’autore che definirei semplicemente… BELLO! (Peppe Saverino)