recensioni dischi
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JACKIE-O MOTHERFUCKER  "Bloom"
   (2018 )

Registrato nel corso degli ultimi tre anni con un nuovo gruppo di musicisti, “Bloom” (appena uscito per la Textile Records) è il nuovo disco firmato dal collettivo Jackie-o Motherfucker, nel quale è ancora centrale la presenza di Michael Whittaker e Tom Greenwood, e arriva a sette anni dal precedente “Ballads Of The Revolution”. Il disco nasce, letteralmente, nei pressi di alcuni condotti che saranno i pilastri di un nuovo ponte in costruzione a Oakland, non distante dalla baia di San Francisco. Il disco, effettivamente, è infarcito di echi e riverberi a partire da “Pipe”, il termine inglese per indicare il luogo fisico all’interno del quale i musicisti hanno suonato i pezzi di “Bloom”. I suoni sono puliti e asciutti, ma ampiamente dilatati: eleganti, nel caso di “Pipe”. “Radiating” tiene maggiormente fede alla forma canzone e solo dalla seconda metà i suoni tendono a farsi più radi e soffusi. Il pezzo segue un’evoluzione deliziosa e la coda è un passaggio particolarmente ispirato. “Wreck” è, invece, più incentrato su assoli e distorsioni e dà una vaga idea di jam session, cosa che troverà una forma più compiuta in “Strike”, che invece lo è a tutti gli effetti. “Wild Geese” torna a lavorare su suoni leggermente rarefatti e simili a quelli dei primi due brani, prima del percorso imprevedibile e ipnotico sul finale della conclusiva “Golden Bees”. Il livello si mantiene alto per tutta la durata e il carattere sperimentale di “Bloom” non ne limita in modo eccessivo la fruibilità: questo è certamente uno dei tanti pregi di un disco importante, del quale è più che mai necessario conoscere la gestazione. (Piergiuseppe Lippolis)