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DIRTY TRAINLOAD  "Revolution and crime"
   (2018 )

Il progetto Dirty Trainload, partito come un one man band di Bob Cillo, chitarrista e cantante, poi divenuto duo grazie all'introduzione di Livia Monteleone, cantante e polistrumentista italo-americana, ora si presenta come trio, grazie all'arrivo del batterista Balzano. Nel nuovo album "Revolution and crime" la band ci propone 13 tracce intrise di blues rock molto legato alle radici del genere. Il cantato di Bob affonda nel classico timbro graffiato, ma è con l'arrivo di Livia che la musica prende il volo. Energica ed incazzata, una femme fatale che farebbe gola a Tarantino per il suo approccio, incide la sua personalità tanto nei pezzi originali quanto nelle cover. "Wanted man", il pezzo di Johnny Cash e Bob Dylan, viene leggermente rallentato in bpm ma acquista ulteriore forza interpretativa. La potenza si sente tutta in "Torture dogs", canzone basata su un solo accordo reiterato sopra un veloce shuffle, e dove la voce insiste sulle note più alte (ma arriverà ai suoi massimi acuti in maniera arrogante nella titletrack), accompagnata da quella di Bob, che poi alla chitarra gioca con lo slide, dandoci le tipiche vibrazioni lisergiche americane. Agitazione anche nel gangsta blues "Too far gone", dove si può apprezzare la presenza del banjo. Una delle cover che spiccano per conoscenza delle origini etnomusicologiche del blues è "Another man", reinterpretazione godibile di "Another man done gone" di Vera Hall, che nella sua versione originale si può ascoltare con la sola voce di Vera. Titolo significativo quello del pezzo "End of the Welfare State". Purtroppo, la profezia della band si riferisce al vero stato sociale, non al gruppo... Qui si è giocato a sovraincidere due assoli: uno "classico", e l'altro fatto di sibili del wammy. Un'altra cover, quella di "Cod'ine" di Buffy Sante-Marie, trasforma la disperazione blues in un'interpretazione rabbiosa di Livia, che sfiora il punk. In "Slanted house" (case oblique), per una volta, voce femminile e maschile si incontrano in maniera paritaria, mentre nel resto dei pezzi, dove Livia è presente, sovrasta tutto. Bob però ritaglia il suo spazio, memore del periodo solista, con la cover scatenata di Mose Allison "Parchman farm", che in origine era un veloce blues che incontrava il neonato rock'n'roll (era il 1959). Qui viene proposto in salsa distorta, introdotto da una coinvolgente armonica a bocca. Nel finto finale le percussioni vengono utilizzate come inciampandoci sopra, creando una sorta di confusione comica, e gli ultimi secondi ospitano una divertente ripartenza. Ritorniamo al blues classico, proprio quello alcolico e "blu" in 6/8, con "Dry throat", dove Livia, rimasta da sola, beve il doppio: "I had a drink, my whiskey and yours". Continua l'atteggiamento "dirty" dei Dirty Trainload con "Improvised robbery", dove si immagina un goffo tentativo di rapina, con una pistola giocattolo. La situazione surreale è suggellata da un assolo psichedelico di synth. Il 6/8 torna in ballata piena di feeling in "Samir's Letter", ma l'Lp viene concluso di corsa da un violento pezzo di un solo minuto: "Fire is gonna burn you". Per gli amanti del blues più ruvido, i Dirty Trainload sono una scelta azzeccata. (Gilberto Ongaro)