recensioni dischi
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AMMAR 808  "Maghreb united"
   (2018 )

Che il Nord Africa stia vivendo una stagione musicale parecchio felice, specialmente per quanto concerne il microcosmo delle sperimentazioni, è ormai cosa nota per tutti i musicofili. È in questo contesto che s’inserisce autorevolmente anche il progetto firmato dal producer e compositore tunisino Sofyann Ben Youssef, che prende il nome di Ammar 808 e che riunisce alcuni musicisti maghrebini. Insieme danno vita ad un sound che attinge al folklore, alla world music ed ai ritmi etnici per arrivare a costruire un insolito intreccio fra questi elementi ed il futurismo, con l’obiettivo di denunciare i problemi dell’oggi. “Maghreb United”, appena uscito per Glitterbeat Records, si regge, dunque, su una perenne tensione fra presente e futuro e, prima ancora che il sound, la strumentazione contribuisce a mantenerla altissima: accanto alla drum machine analogica Roland TR-808, troviamo diversi strumenti tipici appartenenti alla tradizione nordafricana, fra i quali la zukra, una cornamusa libica, il flauto tipico algerino e diverse tradizioni, da quella berbera a quella gnawa, dal folk algero-tunisino al blues, passando frequentemente per momenti dal sapore danzereccio. La complessità e l’ispirazione di “Maghreb United” lo rendono uno dei lavori africani più interessanti di un anno che ha già consacrato, fra gli altri, Seun Kuti e il suo nuovissimo “Black Times”, comunque fedele a un più classico afrobeat. Ben Youssef e i suoi collaboratori, invece, si sono spinti oltre, portando in musica l’ideale panafricano e sintetizzando in un solo album anni di storia e di cultura maghrebina ma anche velleità futuristiche e messaggi sociali importanti. (Piergiuseppe Lippolis)