recensioni dischi
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JOVANOTTI  "Jovanotti for president"
   (1988 )

Eravamo quasi al tramonto dei tanti prodotti italodance di Cecchetto: Sandy Marton meditava il bueno retiro a Ibiza, si erano persi per strada i Tipinifini e i Via Verdi. Ma c'era ancora Deejay Television a far da cassa di risonanza alle sue invenzioni, ancor più in quella primavera in cui, per motivi di SIAE, Italia 1 non poteva far vedere video musicali, e ci si doveva arrangiare. Arrivò questo allampanato tizio, con chiodo su bermuda colorati, scarpazze e saltelli. La nostra vita non fu più la stessa: va bene la musica free, ingenua, ma questa sembrava proprio stupida. 'Gimme Five' in tre versioni, un album in cui la parola più citata, oltre a 'Yoh' e 'Yeah' era proprio 'Jovanotti', una serie di campionamenti e filastrocche rap a cui l'Italia proprio non era abituata; c'era di che incuriosirsi, ma il personaggio era troppo scemo per avere un giudizio neutro. Boicottato dalle altre radio (c'è chi produsse un "Faccia da pirla", difficile da non considerare a lui dedicata), ma munto fino all'estremo da Italia 1 e radio Deejay, ne uscirono singoli a ritmi vorticosi, roba che nemmeno Celentano nei '60. A nome Jovanotti come di Gino Latino. L'album vendeva, i singoli ancora di più, mentre la gente si chiedeva cosa avesse fatto per meritare tutto questo. Arrivarono i pomodori di piazza Maggiore, un programma televisivo, un servizio militare quasi in diretta TV, un Sanremo (con gli insulti di Beppe Grillo, a definirlo "scoreggina") e altre nefandezze. Fulminato sulla via di Che Guevara, ne è nato uno dei più innovativi personaggi della musica italiana degli ultimi 15 anni: ma allora, era tutto finto? Può darsi. Rinnegati i primi due album (oltre a questo, l'epico "La mia moto" del 1989), però sarebbe bello, dopo 18 anni, rivederlo in concerto a gridare "Gimme Five". Sarebbe come tornare bambini. (Enrico Faggiano)